Il pastore Carollo ci spiega che chi non va in guerra non può solidarizzare con i palestinesi


Non ci risulta che il pastore evangelico Luigi Carollo abbia preso la sua bandiera Israeliana e sia andato ad aiutare Netanyahu ad ammazzare bambini e civili lungo la striscia di Gaza. Eppure, è con una certa arroganza che il pastore ci comunica che lui avrebbe deciso che i gay non potrebbero prendere le difese dei bambini uccisi da Israele se non andranno in guerra.



Dato che Carollo non si farebbe mai scappare l'opportunità per qualche offesa gratuita, sostiene che i gay userebbero "costumi" e "carri" in un evidente e squallido tentativo di far leva sui pregiudizi.
Perché accostare il Pride ad una guerra è una truffa. Sarebbe come se noi prendessimo le fotografie dei balletti organizzati dalla sua chiesa (con tanto di costumino da guardie romane) per accostarle ai bambini che muoiono di fame a Gaza:




È evidente che vedere quei passi sgraziati davanti ad un bambino che muore di fame perché vittima dei missili del suo amato Netanyahu sia un qualcosa che crea repulsione. Ed è quello che lui cerca di suscitare tirando in ballo una manifestazione festosa per accostarla a crimini di guerra commessi da Israele, con tanto di lamentela sui gay che non vogliono essere loro complici.
Eppure anche un deficiente capirebbe che un gay che va in guerra non si vestirebbe come ad una festa, come cerca di far credere lui. E per appurarlo basterebbe guardare il centro ucraino per veterani gay:



Finita la propaganda, il pastore ha poi ricompensato con un "mi piace" chi ha aderito al suo attacco:





Loro, che probabilmente mai sono stati a Gaza, avrebbero stabilito che sia giusto sparare sui civili in fila per un tozzo di pane o mutilare migliaia di bambini? E su quali basi il suo proselito si inventa che i gay vivrebbero di "follie e eccessi"? Non ha un pastore che possa spiegargli che la falsa testimonianza è peccato?
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