Il Secolo d'Italia tenta di usare la figlia di Giorgia Meloni per attaccare le opposizioni

Giorgia Meloni continua ad usare sua figlia per propaganda, evidentemente convinta che le foto dei bambini portino sempre facili voti. E così, mentre siamo sull'orlo della terza guerra mondiale, si sarebbe fatta pagare dai contribuenti un volo per la minore durante il suo viaggio al G7.
E qui il tema non è solo l'esborso pubblico offerto ad una signora che non ha certamente problemi economici, ma anche il fatto che quella stessa signora usi la minore per gli scatti promozionali pubblicati sui suoi canali social.
E neppure è la prima volta. La usò ancor prima che nascesse, andando al "family day" ad annunciare che l'aveva concepita nel peccato in quanto grande sostenitrice della "famiglia tradizionale". La fotografò alle feste comandate e la esibì in numerosi incontri di lavoro. Pare anche abbia chiesto a Ricci di posticipare l'operazione di irrisione del padre di Givenra, così che la vicenda uscisse alla vigilia delle elezioni in modo che lei potesse passare per la povera donna ferita.
Più recentemente la sfruttò per spingere al suicidio un professore, che ora sostiene di aver "perdonato". Mai sapremo se è così o se i suoi avvocati le hanno fatto osservare che quel messaggio di cattivo gusto non pareva comunque configurare reato. Di certo, spacciarsi per la madre che perdona i suoi nemici la fa uscire meglio di essere la signora che ha spinto al suicidio un uomo senza che lui avesse violato alcuna legge.
Oggi è il suo giornale di partito a mettere a frutto Ginevra per sostenere che il Pd oserebbe criticare una madre che si porta la figlia al lavoro anziché diverso arrangiare come tutte le altri madri d'Italia:

Tale Lucio Meo si inventa che il professore spinto al suicidio avrebbe "insultato" Ginevra, anche se non è vero. Infatti scrivere "auguro alla figlia della Meloni la stessa sorte della ragazza di Afragola" sarà di pessimo gusto, ma non pare poter essere definito "insulto".
La cronaca racconta di come Giorgia Meloni abbia fomentato i suoi, provocando attacchi violenti al professore. L'insegnante ha infatti raccontato di aver paura di uscire di casa: “Ho cancellato i social. Stamattina mi hanno anche rincorso. Mi vogliono picchiare”. Ora può uscire solo scortato da qualche parente perché gli “lanciano pomodori contro i cancelli“. Il messaggio è chiaro: chi la critica verrà manganellato.
Ma nella retorica di destra, lei sarebbe una vera cristiana che avrebbe personato il professore che ora deva aver paura di uscire di casa a causa perché messo alla gogna sui social
Poi, con un triplo salto carpiato, il Secolo d'Italia tenta persino di inventarsi patetici collegamenti al Pd, così che anche questa volta la figlioletta della Meloni possa essere messa a frutto per il profitto di sua madre:

In altre parole, quel giornale che si è stracciato le vesti perché il comune di Roma ha finanziato con 60mial euro il Pride ci spiega che donna Meloni avrebbe ogni diritto di pretendere viaggi che comportano costi molto maggiori di quelli sostenuti da Gualtieri. E lo potrebbe far perché quello sarebbe un beneficio a suo esclusivo vantaggio e non a uso dei cittadini come nel caso del Pride.
Continuando a raccontare che tutti offenderebbero la loro Meloni, scrive persino:

In realtà non c'è alcuna offesa, ma solo un'osservazione sull'assenza di politiche di welfare da parte del governo:
“Un bambino o una bambina che non è figlio o figlia di un parlamentare, che non è privilegiato, che non è figlia della presidente del Consiglio, che non può viaggiare sull’aereo di Stato, durante l’estate dove va? Cosa fa?”, si è chiesto ieri Marco Furfaro, responsabile Welfare del Pd nel corso di una conferenza stampa sui centri estivi per i bambini. “Questo governo, che ha superato il record dei 100 decreti, ignora un tema che riguarda milioni di famiglie in questo periodo e non offre risposte a un bisogno fondamentale di supporto quando la scuole chiudono –ha aggiunto la capogruppo del Pd a Montecitorio, Chiara Braga- La risposta del governo Meloni alla domanda che fine fanno i bambini quando chiudono le scuole è, ci si arrangi. E questo vale anche per altri temi come la sanità, le cure, il potere di acquisto e i salari”.
Quindi, ai bambini che non potranno andare in centri estivi diremo che la povera Ginevra si sente offesa da chi osa ricordare alla sua mamma che in Italia ci sono anche altre donne che hanno figli? Così pare, dato che Lucio Meo conclude scrivendo:
Che senso abbia mettere in mezzo alla lotta politica una bambina che viaggia con la mamma, che per impegni istituzionali non può starle accanto come vorrebbe, davvero risulta incomprensibile.
Incomprendibile è che Meo usi Ginevra per irridere tutte quelle madri che, per motivi di lavoro, non possono stare assieme ai figli quanto vorrebbero. Ma se Giorgia Meloni ha uno stipendio che le permette di poter avere molte opzioni oltre al viaggio di stato a spese dei contribuenti, lo stesso non si può dire di chi non riesce ad arrivare a fine mese.
Ed è interessante che la destra possa attaccare i figli dei gay, possa attaccare i figli degli stranieri ma poi fanno le vittime se qualcuno osa citare i loro figli.