Sono tornate le squadracce fasciste


In pochi giorni si è assistito ad un feroce attacco fascista a Roma e ad un raid vandalico neofascista a Genova.
Nella capitale, il giornalista Alessandro Sahebi è stato aggredito in pieno centro perché indossava una felpa con la scritta “AzioneAntifascista”. Accompagnato dalla moglie e dal figlio di sei mesi, Sahebi è stato avvicinato da tre uomini che, con frasi minacciose come “Quella felpa mettitela al contrario”, gli hanno poi sferrato due schiaffi sul volto. L’aggressione è stata filmata dallo stesso Sahebi e ora c’è una denuncia alla polizia in corso. Nel frattempo, nella notte tra il 25 e il 26 ottobre, un gruppo armato di vandali ha fatto irruzione al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Genova, occupato pacificamente dagli studenti. Brandendo spranghe e altri oggetti, hanno devastato aule e corridoi, mandando in frantumi porte a vetri e spruzzando liquido dagli estintori per arrecare il massimo danno. Ma la ferita più grave sono le decine di svastiche disegnate sui muri accompagnate dal grido “Viva il Duce”, a testimoniare una volontà di intimidazione neofascista esplicita e grave.
Questi episodi non sono isolati né parrebbero casuali. Sotto il governo Meloni, i gruppi di estrema destra hanno ricevuto una copertura politica che, di fatto, ha legittimato le loro violente provocazioni. La destra istituzionale, invece di condannare duramente atti inaccettabili, sembra utilizzarli come leva per alzare polveroni e raccogliere consenso, lasciando così a queste frange spazio di azione e senso di impunità. È evidente che i fascisti si sentano oggi protetti e autorizzati ad agire con violenza, mentre chi difende valori antifascisti rischia aggressioni e intimidazioni sotto gli occhi di un governo che pare incapace di isolare o anche solo condannare i violenti.
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