LGBT, storia di un acronimo


Quando si parla della comunità gay e lesbica, spesso si usa l'acronimo LGBT (Lesbiche Gay Bisessuali Transessuali). Ma qual è l'origine?
Fino agli anno sessanta non esistevano nomi per riferirsi alla comunità gay che non avesse un connotato negativo (ad esempio sodomiti). I movimenti per i diritti sessuali cercarono dunque un termine che esprimessi la loro sessualità in modo positivo: il temine scelto fu "omosessuale" come opposto ad eterosessuale. Nel tempo, però, il termine assunse anch'esso una connotazione troppo negativa al punto da far preferire l'uso dell'americano "gay". A breve distanza nacque anche il termine "lesbica" ed entrambi entrarono nell'uso comune.
Verso la metà degli anni novanta, vide la luce il termine LGBT. Il termine ebbe abbastanza successo e in breve venne adottato dalla stampa gay e in quasi tutti i Paesi di lingua inglese.
Nell'ottobre 2004, la PlanetOut Inc. (poprietaria anche del sito Gay.com) scelse LGBT" come suo ticker in borsa negli elenchi del Nasdaq.
Tale acronimo, nonostante l'ampio uso che se ne fa oggi, è comunque rimasto più un termine scritto che di conversazione.
Nonostante LGBT sia l'acronimo più diffuso, ne esistono molte varianti: si va dall'inversione delle prime due lettere (GLBT) all'abbreviazione in LGB per escludere i transessuali dal riferimento. Altre ancora prevedono l'aggiunta di una lettera e, conseguentemente, di una categoria: LGBTQ per "queer", LGBU per "unsure" (insicuro), LGBTA per "straight allies", LGBTI per "intersex" e così via.
Esistono anche alcune polemiche da parte di transessuali e gay che non gradiscono la presenza della "T": secondo una linea di pensiero, infatti, la causa dei transessuali non è la stessa di gay e lesbiche e, quindi, si tratterebbe di un accomunamento forzato mentre sarebbe necessaria una distinzione tra l'orientamento sessuale e l'identità del genere sessuale.
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