Il caso «Porn Wikileaks»


Si chiama "Porn Wikileaks" (ma va premesso non ha nulla a che vedere con il sito di Julian Assange) e la similitudine del nome con Wikileaks probabilmente è stata scelta per lasciar intendere l'obiettivo di divulgare materiale riservato. Ed effettivamente di materiale molto riservato si tratta.
Online dall'inizio dell'anno (anche se ha raggiunto una certa notorietà solo nelle scorse settimane) il sito non prende di mira affari di stato o personaggi potenti, ma chi ha lavorato nel settore della pornografia, con particolare attenzione al settore gay. L'area che suscita maggior scalpore è un enorme database che contiene oltre 23.000 nomi e cognomi di attori pornografici americani. E con nome e cognome non si intende il nome d'arte, ma proprio i loro dati personali (qualcuno ipotizza siano stati sottratti ad una qualche clinica privata che conduceva abitualmente i loro test sanitari), in alcuni casi anche con schede che propongono fotogrammi dei loro film ma anche fotografie dalla loro attuale abitazione privata.
Da qui il problema: molti di quegli attori hanno scelto di abbandonare quella professione per dedicarsi ad altro (poco meno del 10% dei nomi indicati è ancora attivo nel settore) o hanno recitato in un qualche film anni fa, magari come secondo lavoro o come occasione "una tantum" per qualche soldo extra. I loro dati personali spiattellati sul web possono quindi portare ad effetti devastanti per le loro vite personali o lavorative attuali. Giuso come esempio, il quotidiano britannico "The Indipendent" ha già raccontato la storia di due insegnanti statunitensi che sono stati licenziati dalle loro rispettive scuole dopo che le loro amministrazioni scolastiche avevano scoperto -proprio tramite Porn Wikileaks- che in gioventù avevano preso parte a dei film a luci rosse.
Un grosso interrogativo aperto riguarda anche gli autori del sito. Al momento si sa solo che i server sono ubicati in Olanda, ma in molti ipotizzano che possa trattarsi di un qualche gruppo intento a portare avanti una sorta di crociata moralizzatrice. Ad avvalorare questa tesi, anche l'omofobia che sprizzata un po' ovunque nel sito: dalla particolare attenzione al settore gay dell'industria pornografica, a frasi del tipo «Non siamo abbastanza gay per Twitter e per questo siamo stati cancellati» per lamentarsi del fatto che il social network abbia chiuso il loro account o, ancora, la rivendicazione in home page in cui sostengono che la nascita del sito sia motivata dall'intento di «cacciare i gay dal porno, visto che lo hanno rovinato, ed eliminare l'obbligo sull'uso dei preservativi imposto dal Governo. La California è piena di gay messicani che adesso possono persino sposarsi, cosa davvero sbagliata».
Un odio verso i gay e verso l'uso del preservativo che potrebbe essere un indizio per ipotizzare la regia di un qualche gruppo religioso, presumibilmente californiano (data l'attenzione data a quello stato).
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