L'Agcom vuole fare lo sceriffo della rete. Il popolo di Internet protesta


Il popolo di Internet è sul piede di guerra contro una delibera dell'Agcom che sarà in votazione preliminare mercoledì prossimo. Nella norma vengono definite una serie di misure per la lotta alle violazioni del diritto d'autore, ma sono molti i cittadini e le associazioni che intravedono il rischio di una forma di censura nel confronti di Internet attraverso uno dei punti chiave della delibera: non sarà più necessario alcun intervento da parte della giustizia ordinaria ma sarà direttamente l'Agcom a decidere i provvedimenti da prendere in caso di presunte violazioni del copyright. Il tutto al di fuori delle garanzie e delle procedure previste dalla nostra Costituzione. Insomma, è un po' come se l'Authority per le telecomunicazioni avesse deciso di scrivere le norme e, messo il cappello da sceriffo, di farle rispettare da sola agendo direttamente contro i presunti trasgressori.
Contrariamente a quanto previsto nel 2010 dal decreto Romani (che escludeva dalla vigilanza dell'Agcom i siti personali e quelli per la condivisione di filmati), la delibera verrà applicata indistintamente a tutti (siti commerciali, portali, blog personali, strumenti di condivisione di file, banche dati...). Basterà il sospetto di una qualunque violazione per far scattare un procedimento automatico che imponga al gestore del sito la rimozione del contenuto entro le 48 ore. Trascorso quel periodo, l'autorità potrà imporre la cancellazione del file (mediante l'intervento della società che offre l'hosting ai contenuti in questione) o mediante l'inibizione dell'accesso al sito (attraverso l'inibizione da parte dei provider).
Chi ospita il contenuto avrà cinque giorni di tempo per difendersi, mente non è previsto alcun contraddittorio da parte dell'utente che ha caricato il file. In altre parole, se per esempio qualcuno segnalasse la presunta violazione di copyright in un video caricato su YouTube, sarà il colosso statunitense a doversi difendere mentre l'utente che ha realizzato il video non potrà dire assolutamente nulla: è facile immaginare che YouTube preferirà cancellare il contenuto anziché mettersi nelle condizioni di dover gestire un contenzioso contro l'Authority.
L'utente non potrà neppure rivolgersi ad un giudice per bloccare la procedura di cancellazione di un file: la delibera, infatti, non prevede alcuna forma di consultazione o di interazione con l'Autorità giudiziaria.
Data l'assenza di garanti per il cittadino e considerato come l'Agcom sia organo a nomina politica, c'è un certo timore anche sui possibili usi di una simile procedura. Chi vieterebbe a un qualche potere forte di avanzare ipotesi di violazioni di copyright nei confronti di contenuti ritenuti scomodi? In molti casi, infatti, basterebbe una semplice segnalazione per far sparire definitivamente un file.
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