L'Europa chiede agli stati membri di riconoscere la libera circolazione alle coppie gay


Dopo il «no» a definizioni restrittive di famiglia, l'Europarlamento è tornato ad esprimersi ancora una volta a favore di uguali diritti anche per le coppie gay. L'aula ha infatti approvato la relazione dell'eurodeputata rumena Adina Valean (nella foto di apertura), in merito al riconoscimento libertà di movimento entro i confini dell'Unione Europea delle coppie gay.
Un emendamento depositato da più di 100 deputati, inoltre, ha ribadito la posizione dell'Unione Europea contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e ha riaffermato la risoluzione del 2004 che garantiva il pieno diritto di entrata, soggiorno e residenza al coniuge di un cittadino europeo, indipendentemente dal suo sesso e nazionalità, anche se la loro unione era stata legalizzata in un terzo stato.
Durante il dibattito in aula, la maggior parte degli europarlamentari intervenuti ha chiesto maggiore vigilanza sul rispetto della norma e solo quattro sono stati gli interventi contrari: quello del polacco dell'ECR (Conservatori Europei) e tre italiani di PDL e Lega.
Il fatto che l'Italia sia il fanalino di coda dell'Europa in merito ai diritti delle coppie gay viene confermato anche da un recente fatto di cronaca direttamente legato alla risoluzione dell'Europarlamento. Proprio pochi giorni fa, infatti, il tribunale di Reggio Emilia ha finalmente accolto il ricorso di un cittadino uruguayano, sposato in Spagna con un italiano, che due anni fa si era visto negare il permesso di soggiorno dalla Questura di Reggio Emilia. Nonostante l'epilogo positivo e l'importanza della sentenza, è difficile non notare una certa resistenza delle istituzione anche di fronte a dei diritti che dovrebbero essere garantiti dalle direttive europee vigenti.
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