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Un'associazione gay chiede la chiusura dei «locali promiscui» e dei siti pornografici

«Chiediamo rispettosamente al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano e al Presidente del Consiglio Dott. Prof. Mario Monti e al suo esecutivo di Governo di promulgare un disegno di legge atto alla chiusura dei locali omosessuali promiscui (saune, batuage, dark room)». Inizia così una lettera che a primo acchito potrebbe sembrare scritta da un gruppo ultraconservatore, ma che in realtà è firmata dall'Associazione Attivisti gay Harvey Milk.
Sotto accusa sono anche i locali e le discoteche gay, «in quando motivo di scandalo per la nostra comunità, portandovi alla luce del consumo eccessivo di stupefacenti e alcolici e super alcolici che vengono serviti ai minori» nonché Internet, per il quale si chiede di «provvedere al contenimento e la restrizione e l'eliminazione di siti web pornografici e chat per la grandissima minaccia concreta e tangibile della pedofilia».
Secondo l'associazione, il provvedimento è necessario «per il deterioramento della comunità omosessuale italiana in modo da ridare ad essa prestigio, lustro e credibilità».
Comunque la si pensi, una riflessione viene spontanea. Ha senso generalizzare e puntare il dito contro la comunità gay italiana per situazioni che avvengono -seppur a volte con nomi diversi- anche nel mondo eterosessuale? E, se davvero lo si ritiene un problema etico, non sarebbe meglio cercare di raccontare il proprio punto di vista anziché volerlo imporre tramite la repressione di chi non la pensa allo stesso modo?


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