Renzi dice «no» ai matrimoni gay


Tra contratti stipulati alla presenza di un notaio e unioni alla tedesca, pare proprio che la politica italiana non sia capace di pronunciare la parola "matrimonio" quando si tratta di coppie gay. Ed anche Matteo Renzi, attualmente ospite di una convention dei democratici statunitensi, pare aver sposato questa linea. Intervistato da Angelo Aquaro di Repubblica, Renzi ha spiegato la sua idea per le unioni gay: «Facciamo la civil partnership: ma solo per gli omosessuali».
All'osservazione del giornalista, che ha sottolineato come in quel modo si rischi di ghettizzare i gay, il sindaco di Firenze ha replicato: «Al contrario. Il matrimonio è sacramento o istituto? A noi interessa l'istituto: e creiamone uno che non sia di serie B rispetto al matrimonio». Poi la sua spiegazione del perché non si debba parlare di "nozze gay": «Il vero problema sono le adozioni...».
È curioso anche notare come sia variata la sua percezione sull'uso del termine "matrimonio": lo definisce un sacramento (altrimenti non sarebbe necessario cambiargli il nome per salvarne l'istituto), ma lo scorso gennaio pareva di tutt'altra opinione: «Io sono cattolico -aveva dichiarato alla rivista Max- ma il matrimonio, parlando da politico, non deve essere considerato un sacramento. Magari lo rimane nel mio cuore, ma sono cavoli miei. Non voglio importi niente. Ma nell'esercizio della tua libertà, voglio che tu sia in grado di prenderti diritti e doveri».
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