L'Eliseo e lo spettro dell'obiezione di coscienza sui matrimoni gay


La comunità francese ha tremato non appena il loro presidente ha parlato di «libertà di coscienza» in relazione al disegno di legge sui matrimoni gay.
Intervenuto all'assemblea dei sindaci, François Hollande ha risposto a quanti si opponevano alla celebrazione delle nozze gay affermando: «I sindaci sono rappresentanti dello Stato e se la legge verrà approvata, dovranno applicarla. Ma c'è la possibilità di ampliare le deleghe. E poi c'è la libertà di coscienza».
Parole che non hanno mancato di suscitare forti perplessità ed interrogativi, portando le principali associazioni lgbt del Paese a domandarsi: «Come può la libertà di coscienza, basata su convinzioni personali, superare la legge e il principio fondamentale della nostra Repubblica che è l'uguaglianza per tutte e tutti?».
Ma non solo. Se già di per sé appare assurdo sentir affermare che una legge possa essere rispettata solo da chi lo desidera, c'è chi teme che simili affermazioni possano arrivata anche a legittimare le discriminazioni attuate delle frange omofobe più estremiste.
Proprio per placare le polemiche, Hollande è tornato sull'argomento ed ha precisato: «I sindaci e i vice-sindaci celebrano i matrimoni in nome dello Stato. La loro celebrazione sarà dunque assicurata in ogni comune francese in nome della parità dei diritti». A quel punto, però, non è chiaro ci si riferisse nel parlare di possibile «libertà di coscienza»...
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