Ragazzo suicida a Roma: Concia scagiona i compagni, i lettori de Il Gionale infieriscono sul ragazzo


Dopo il clamore suscitato dal suicidio di 15enne per le prese in giro dei compagni a causa della sua identità sessuale, sul caso è intervenuta anche la deputata Paola Concia: «Oggi ho incontrato per due ore i compagni di classe e i professori del ragazzo suicida -ha dichiarato- Ho voluto farlo per capire cosa fosse accaduto davvero. I ragazzi mi hanno spiegato che hanno un doppio dolore: quello della perdita del loro compagno di classe e quello di essere stati descritti oggi su tutti i siti come i responsabili della sua morte. Li ho trovati sconvolti e ho riscontrato un contesto scolastico assolutamente non ostile alla diversità».
La deputata afferma che -stando alla sua ricostruzione- persino la pagina Facebook ricca di offese ed insulti omofobi rivolti al ragazzo sarebbe stata costruita insieme a lui.
«Ho cercato di spiegare a quei ragazzi così addolorati -ha proseguito la deputata- che il clamore suscitato da questa notizia, e forse da sentenze azzardate, è legato al fatto che il bullismo omofobo è diffusissimo all'interno di tutte le scuole e che la parola gay, omosessuale, o peggio frocio, è una parola usata per disprezzare».
Ora c'è chi ipotizza che i problemi familiari del ragazzo potrebbero non essere del tutto estranei alla sua decisione di togliersi la vita.

Guardando la vicenda da un'altra angolazione, però, risulta evidente che un problema di fondo c'è e che non si sta urlando «Al lupo! Al lupo!». Per rendersene conto è sufficiente leggere i commenti che alcuni lettori de Il Giornale hanno voluto lasciare in calce all'articolo apparso sul sito.
C'è chi afferma: «Gli omosessuali stiano tranquilli e la piantino con gli isterismi e le rivendicazioni inaccettabili (tipo figli e famiglia)» o chi accusa direttamente il ragazzo: «Andando a scuola con lo smalto rosa, qualcosa deve pure mandare giù, non tutti sono capaci di rimanere zitti».
Ed ancora: «I colpevoli principali sono i gay che, manifestando apertamente e, reclamando a gran voce diritti inesistenti, finiscono per convincere giovani come quel ragazzo che si trova in una società in cui essere gay e dimostrarlo apertamente è comunemente accettato», «Diritti inaccettabili ed imposizioni di culture. Entrambi esistenti solo nelle mente bacate», «Diciamo le cose come stanno: non è stato vessato perché omosessuale, ma perché la sua omosessualità la ostentava sfacciatamente e gratuitamente con smalti e simili».
Pochi, pochissimi i commenti a favore della vittima.
Di fronte a persone che giustificano la morte di un gay di 15 anni, quasi come se il suo modo di essere rendesse la sua vita meno importante di quella dei suoi carnefici, è evidente che un problema c'è. Ed è anche molto concreto.
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