Finita tra le lacrime la latitanza di Fabrizio Corona


Dopo cinque giorni di latitanza, Fabrizio Corona ha posto fine alla sua fuga e si è costituito alle autorità di Lisbona, in Portogallo. Il re dei paparazzi era scappato venerdì scorso, dopo la condanna da parte dalla Cassazione a cinque anni di reclusione per il reato di estorsione ai danni dell'ex-giocatore della Juventus David Trezeguet.
Secondo la ricostruzione dei fatti, alcuni investigatori della squadra mobile di Milano sarebbero riusciti a seguire le sue orme fino in Portogallo, braccandolo così stretto da indurlo a consegnarsi in lacrime ad alcuni agenti locali mentre si trovava nella stazione ferroviaria metropolitana di Queluz. «Più che costituito, si è arreso» è stato il primo commento della Questura di Milano.
Ora Corona verrà sottoposto al giudizio del Tribunale dell'estradizione di Lisbona, prima di poter far ritorno in Italia. Telefonando al suo avvocato, avrebbe dichiarato di non essere scappato ma di aver fatto semplicemente «un lungo viaggio» pur di non finire nelle carceri italiane di cui «ha paura», in particolar modo dopo quella che lui definisce «una sentenza ingiusta».
Una frase alquanto scontata (quale criminale ha mai ammesso le proprie colpe?, ndr) ma che probabilmente verrà sfruttata da quanti in queste ore lo stanno dipingendo quasi come "un eroe", in un modo capovolto dove le persone da ammirare sono quelle che si sono goduti la vita sulle spalle degli altri (e poco importa se i metodi utilizzati fossero leciti o meno).
Già nel 2007 si era definito «ostaggio dello Stato» ed era riuscito trasformare la propria reclusione in un business: attraverso la corruzione di una guardia carceraria, era riuscito a far entrare una macchina fotografica fra le mura di san Vittore per poi realizzare degli scatti (qui, qui e qui alcuni esempi) apparsi su alcuni settimanali e raccolta in un volume venduto nelle edicole.
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