Intervista a Max Bosso


In libreria dallo scorso 2 maggio, "È semplicemente amore" racconta la storia di un ventenne che si ritrova a vivere un prepotente desiderio sessuale, dapprima temuto e poi affrontato, verso un giovane tunisino accolto in casa. Romanzo d'esordio di Max Bosso, è risultato fra i finalisti al Premio Calvino (dov'era in concorso con il vecchio titolo di "La qualità del dono"). Abbiamo incontrato l'autore.

Ci racconti qualcosa di te?
Di me ti racconto che ho trent'anni, che sono sardo e che mi sono trasferito in Piemonte circa otto anni fa, per frequentare il master della Scuola Holden di Alessandro Baricco.
A Torino mi occupo di produzione teatrale e musicale: è un lavoro che svolgo con discrezione, sforzandomi di rimanere il più possibile nell'ombra, perché credo nell'importanza di far emergere le opere e gli artisti, svelando il meno possibile della macchinosità burocratica che si cela dietro ogni produzione artistica e che spesso finisce per annientare la poesia che anima ogni atto creativo.
Sono single e vivo da solo. A volte penso che probabilmente sarebbe il caso di dare una scossetta a quest'aspetto della mia vita, ma poi mi ricordo che se davvero voglio continuare a scrivere e a farlo bene, una definitiva rinuncia alla singletudine potrebbe rivelarsi fatale.

Com'è nata l'idea per il tuo romanzo d'esordio?
È nata dal desiderio di raccontare quelli che considero i luoghi della mia vita: Torino e la Sardegna. È semplicemente amore, prima ancora di essere la storia di Tommy e Said, è la storia dei luoghi che ne hanno ispirato le scelte e i caratteri.
Volevo raccontare la solitudine e il senso di smarrimento che una persona non del luogo può provare vivendo in una città come Torino. E come spesso la chiave per uscire da questo stato si debba andare a cercarla nella propria capacità di mettersi, disinteressatamente e incondizionatamente, a disposizione degli altri, anche di chi si è reso capace di farci molto male.

Perché un romanzo gay?
Io credo che il mio sia un romanzo d'amore, più che un romanzo gay. Tommy e Said non vengono presentati come gay e l'attrazione che provano l'uno nei confronti dell'altro è una magia dolce che si sviluppa sotto gli occhi del lettore in assenza di quegli abusati cliché narrativi che troppo spesso fanno da corollario alle storie trite e ritrite del bruco triste che diventa farfalla felice.

Tutti noi abbiamo letto le storie d'amore eterosessuali di Renzo e Lucia o di Romeo e Gilietta, ma quelle omosessuali vengono generalmente etichettate come rivolte solo ad un pubblico di lettori gay. Secondo te si arriverà mai all'abbattimento di questa barriera?
Questo è un vero problema. Forse solo un frammento di quello specchio rotto che è il nostro paese, ma comunque capace di raccontarne le contraddizioni e la povertà intellettuale.
Tommy e Said si amano come individui. E questa scelta, esattamente come avviene nel mondo reale, non si traduce in un ingresso nel magico mondo dei gay. Quel che Tommy e Said erano prima di conoscersi rimane in loro e tra loro, e produce un dolore che rifugge naturalmente qualsiasi tipo di etichetta. È un fatto che salta agli occhi, basta leggere il romanzo. Eppure le barriere resistono e resisteranno, credo, fino a quando non si comprenderà che amore e dolore sono i soli sentimenti che albergano indistintamente nell'animo di ogni uomo e che il rifiuto di condividere questa essenziale parte del nostro essere in nome della razza, della religione di appartenenza, o dell'orientamento sessuale, fa di noi poco più che bestie.

Cos'hai provato quando ti hanno comunicato che il tuo romanzo d'esordio era finalista al Premio Calvino?
Quando il telefono ha squillato avevo appena ordinato un caffè al banco di un bar, per poi andarlo a bere nei tavolini del dehors. Posso solo dirti che tremavo. Tremavo tanto che quando finalmente mi sono seduto, di caffè nella tazza ne era rimasto pochissimo. Il resto era finito tra il piattino e la mia giacca.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Scrivere un romanzo corale, il romanzo di una vita intera. Voglio una storia che si sviluppi intorno a un unico personaggio e che sia raccontata da tutti quelli l'hanno conosciuto e amato. Dico amato, perché il personaggio esiste davvero e so per esperienza che, conoscendolo, non si può che amarlo. Devi credermi sulla parola!
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