L'Apa: «Non esistono motivazioni scientifiche valide per proibire i matrimoni omosessuali»


«Non esistono motivazioni scientifiche valide per proibire i matrimoni omosessuali». È quanto sostenuto dall'American psychological association (la più importante associazione di psicologi degli Stati Uniti) dinnanzi alla Corte Suprema in occasione del procedimento per valutare l'incostituzionalità del divieto ai matrimoni gay imposto in California e della legge federale che definisce il matrimonio come un unione tra uomo e donna.
Poche parole, ma più che sufficienti per sfatare tutte le varie teorie sostenute dagli oppositori alla norma, sempre pronti a sostenere l'esistenza di fantomatici danni o pericoli legati alle unioni fra persone dello stesso sesso.
Maggiori dettagli sull'argomento ci giungono da un'intervista realizzata da La Stampa al dottor Clinton Anderson, il capo del dipartimento che si occupa delle tematiche lgbt all'interno dell'American Psychological Association. Dalle sue risposte si si apprende come il loro studio sia stato condotto sulla base di «molte ricerche condotte dagli anni '50 ad oggi e che hanno confrontato coppie eterosessuali e coppie omosessuali [...] Gli studi su cui ci siamo basati comparano coppie dello stesso sesso a coppie eterosessuali e non hanno trovato significative differenze sui motivi che rendono le coppie felici o infelici, di successo o insuccesso, soddisfatte o insoddisfatte».

Secondo il professore le uniche differenze sono quelle naturali fra uomo e donna. In tutti gli Stati Uniti, infatti, gli uomini risultano più inclini al tradimento mentre le donne appaiono più portate ad occuparsi della casa e dei figli. Motivo per cui «la longevità delle coppie omosessuali potrebbe essere leggermente più breve di quella eterosessuale. Ma dobbiamo cercare di capire le motivazioni -aggiunge- le coppie sposate ricevono un forte incoraggiamento sociale a rimanere unite e inoltre, per divorziare, devono affrontare barriere sia legali sia sociali. Al contrario le coppie omosessuali, ma anche le coppie eterosessuali non sposate, non sono supportate da questi sistemi legali e sociali. Il matrimonio quindi può influenzare la durata di un rapporto e può essere un incoraggiamento a rimanere insieme. Per questo, finché non ci saranno studi su coppie omosessuali sposate, i dati non possono essere paragonati e non abbiamo motivi per pensare che la longevità di una relazione sia correlata all'orientamento sessuale».
Il dottor Anderson ritiene anche che i figli delle coppie gay generalmente non subiscano emarginazioni particolari: «Può essere un problema -afferma- ma avviene con minore frequenza di quanto si creda. L'importante è far parte di una comunità, perché la comunità non attacca mai se stessa. Avere un senso di appartenenza aiuta l’accettazione. Il vero problema è il bullismo nei confronti di tutti i bambini, non solo dei figli di genitori gay. Se si riuscisse a ridurlo, tutte le altre questioni scomparirebbero».
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