È morto Giulio Andreotti


Si è spento nella sua casa romana, all'età di 94 anni, Giulio Andreotti. Il senatore a vita e sette volte presidente del Consiglio, è stato uno dei principali esponenti della Democrazia Cristiana e tra i protagonista della vita politica italiana della seconda metà del XX secolo. Sin dal 1945 è sempre stato presente nelle assemblee legislative italiane, a partire dalla consulta nazionale all'Assemblea costituente del '45.
Nato a Roma il 14 gennaio 1919, rimase orfano di padre e perse la sua unica unica sorella. Dopo il liceo classico, si laureò in giurisprudenza nel 1941, lavorando nel frattempo nel campo dell'amministrazione finanziaria. La sua carriera politica iniziò proprio nell'ambito dei suoi studi universitari grazie al suo ingresso nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana. Un'associazione riconosciuta dal Fascismo che sfornò gran parte della classe dirigente democristiana.
De Gasperi lo introdusse nella scena politica nazionale, designandolo quale componente della Consulta nazionale nel 1945 e, successivamente, favorendone la candidatura alle elezioni del 1946 all'Assemblea Costituente. Nel 1972 venne nominato per la prima volta Presidente del Consiglio, incarico che ricoprirà per ben sette volte (anche nell'ambito del governo di solidarietà nazionale nato durante il rapimento di Aldo Moro). Negli anni ricoprirà anche per diciannove volte il ruolo di ministro.
Processato per associazione a delinquere, venne assolto in primo grado nel 1999 e ritenuto responsabile di associazione mafiosa nella sentenza di appello del 2003, ma solo relativamente agli anni già finiti in prescrizione. Venne anche condannato in appello a 24 anni di carcere per il suo coinvolgimento nell'omicidio del giornalista Pecorelli, ma la sentenza venne poi annullata.
In merito ai suoi presunti legami con la mafia, diversi pentiti lo hanno menzionato: Leonardo Messina lo definì un uomo d'onore, Baldassare Di Maggio raccontò di un bacio fra Andreotti e Riina, mentre Giovanni Brusca riferì che il senatore a vita era coinvolto negli omicidi di Dalla Chiesa e di Chinnici.
In merito al riconoscimento delle unioni civili gay, Andreotti si espresse sempre con parere negativo: «Sono all'antica -dichiarò- e le unioni le vedo solo tra un uomo e una donna. Noi abbiamo sudato lacrime e sangue per fare la riforma agraria e dare la terra ai contadini. Invece, oggi, vogliono dare il contadino al contadino [...] Già, il mondo adesso è pieno di omosessuali, ma io continuo a preferire la tradizione, un uomo e una donna. E soltanto oggi, alla mia età, capisco perché mia madre da ragazzino non voleva mandarmi al cinema da solo. Temeva facessi brutti incontri, perfino in quel cinemetto dove andavo, in via dei Prefetti, dove oltre al film ti davano anche la merenda».
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