Ucraina: sospeso il voto parlamentare sui diritti dei gay


Se il parlamento ucraino non si è fatto problemi ad approvare in prima lettura un disegno di legge che prevede prevede fino a cinque anni di detenzione per chi produce o diffonde "materiale di propaganda omosessuale" (molto simile alle leggi approvate nella vicina Russia), sono bastati circa 300 manifestanti per convincerli a posticipare ad una data indefinita il voto per una legge che vietasse il licenziamento dei lavoratori sulla base del loro orientamento sessuale.
Se si considera che il leader del partito nazionalista ucraino viene lasciato libero di sostenere che il pestaggio dei gay sia da ritenersi «una libertà di espressione», viene da sé che nessun politico al potere si sentisse particolarmente incline ad appoggiare la norma (soprattutto considerata l'opposizione del Partito Comunista e del gruppo nazionalista Svoboda, particolarmente solido nelle regioni cattoliche del Paese) ma l'unico obiettivo era quello di tentare di raggiungere uno standard minimo dei diritti umani prima di avanzare una richiesta di ingresso nell'Unione Europea.
Intanto gli striscioni presenti in piazza sbandieravano gli slogan di sempre, sostenendo che il licenziamento dei gay fosse dovuto «in difesa della famiglia e dei bambini».
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