Avvenire: «Inutile e pericolosa una legge sull'omofobia»


È con un commento firmato da Alfredo Mantovano che Avvenire (il giornale dei vescovi) si scaglia contro l'approvazione di una legge contro l'omofobia.
Dopo aver sostenuto che le attuali leggi sono più che sufficienti a tutelare tutti (senza tener conto che alcune persone rischiano aggressioni per il semplice fatto di esistere), l'articolo sentenzia che «Il reato o l'aggravante di omofobia per un verso sono inutili; per altro verso sono rischiosi per la libertà dei cittadini». Già, perché secondo l'autore del pezzo, «se costituisse aggravante qualsiasi discriminazione per motivo di orientamento sessuale, la madre che prova a persuadere la figlia a non sposare una persona che manifesta un orientamento "bisessuale", e le illustra i problemi che sorgerebbero per un nucleo familiare stabile, rischierebbe l'imputazione di violenza privata, aggravata da discriminazione per motivo di orientamento sessuale. Conseguenze come questa limiterebbero in modo inaccettabile sia la libertà di espressione del pensiero, sia la libertà e l'autonomia delle persone nell'esercizio dei propri diritti e nella regolazione dei propri interessi».
Al di là dell'esagerazione, vien da dire che si tratterebbe della stessa aggravante oggi prevista per i reati di razzismo... e non ci risulta che i tribunali siano pieni di madri razziste che magari hanno espresso dubbi sulla scelta di sposare un extracomunitario o un uomo di colore.
Ma le vere motivazioni forse emergono nella frase successiva, quando Mantovano inizia a parlare di «giudizio critico, sul piano scientifico, etico ed educativo, di determinati orientamenti sessuali» e di «posizione religiosa o espressione educativa, che sostenga la contrarietà al diritto naturale degli orientamenti sessuali diversi da quello eterosessuale: nei seminari, nei corsi di catechismo, nella preparazione al matrimonio, in convegni e conferenze». Insomma, il vero problema pare costituito da un possibile divieto alla Chiesa di poter insegnare e propagandare la discriminare dei gay.
Ormai senza freni, Mantovano sentenzia anche che la richiesta di maggiori tutele sia finalizzato solo «alla richiesta del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali; domani, all'adozione di bambini da parte di coppie del medesimo sesso, o al ricorso per le stesse coppie alle tecniche di fecondazione artificiale, o infine alla penalizzazione di quegli educatori per i quali essere sessuati non è una questione di scelta, ma di natura».
Fermo restando che l'omosessualità non è una scelta (anche se alla Chiesa pare faccia piacere sostenere il contrario contro ogni evidenza logica e scientifica), secondo quel ragionamento ogni discriminazione risulterebbe lecita se ci fosse anche solo una persona convinta della sua liceità: i razzisti, dunque, dovrebbero avere piano potere di discriminare gli stranieri, così come i neofascisti dovrebbero essere socialmente accettati e liberi di instaurare regimi.
Curioso è anche come quella frase sia fatta convivere con quella in cui si sostiene l'inutilità di simili norme dato che, secondo l'articolo, «far coincidere la prevenzione delle violenze con la legge penale è, poi, un alibi rispetto al mancato impegno preventivo su altri fronti, compreso quello, spesso disatteso, di una sana educazione al rispetto di ogni essere umano, a prescindere dalle sue condizioni di vita, di salute e, ovviamente, dalle sue stesse scelte». Ribadendo che l'omosessualità non è una scelta (ed è inutili che lo si ripeta più volte nello stesso articolo per cercare di inculcare quell'idea), è buffo sostenere che l'insegnamento delle discriminazioni sia una «libertà di pensiero» e che la tutela non sia necessaria dato che la prevenzione andrebbe fatta con l'educazione...
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