Raoul Bova: «Mi piacciono le donne, ma mi fa ribrezzo il modo razzista con cui si addita l'omosessualità»


In occasione del suo divorzio, sono molti i giornali scandalistici che hanno rispolverato vari pettegolezzi riguardo alla sessualità di Raoul Bova. Ed è così che l'attore ha deciso di rispondere attraverso un'intervista rilasciata a Vanity Fair.
«Lo dico apertamente, mi piacciono le donne -ha dichiarato- Se fossi omosessuale, credo che non avrei nessun problema a riconoscerlo. O forse non lo direi: perché questo obbligo di dichiararsi, di giustificarsi? Nessuno va in giro a dire: piacere, sono etero. Più di metà dei miei amici sono gay. Persone con cui sono cresciuto e andato a scuola, con cui lavoro. È per loro, soprattutto, che mi fa ribrezzo questo modo razzista e retrogrado di usare l'etichetta di omosessuale come una macchia inconfessabile, come una peste».
Ancora una volta, dunque, Bova pare capace di contraddistinguersi nel respingere i pettegolezzi senza offendere la controparte. Riguardo alla sua scelta di prendere posizione, l'attore ha aggiunto che «sono un personaggio pubblico e conosco le regole del gioco» ma che «i miei figli non hanno fatto nulla per meritarsi questo trattamento... l'assedio dei fotografi li spaventa... poi c'è la scuola: i compagni a casa hanno genitori che leggono, ascoltano e a tavola commentano queste cose, e i figli le sentono, e tornando a scuola le ripetono, con la cattiveria che possono avere i bambini: tuo padre sta male, tuo padre è un ladro, tuo padre divorzia, tuo padre è gay... Se mi vedo costretto a parlare, è per proteggere loro».
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