San Pietroburgo: manifestazione pro-gay assaltata dai cristiano-ortodossi


Nonostante i divieti, una ventina di persone si sono radunate a San Pietroburgo per manifestare contro le leggi omofobe vigenti in Russia. A fermarli, però, non è stato il consueto intervento della polizia ma quello di una cinquantina di cristiano-ortodossi, accorsi sul logo per aggredire i manifestanti intonando inni e preghiere.
Da notare è sia la velocità con cui lo squadrone si sia organizzato per attaccare i manifestanti in netta maggioranza numerica (il branco era formato da più del doppio delle persone), sia come pare si siano sentiti legittimati nel loro agire sia dalla Chiesa Ortodossa, sia dallo Stato.
Quando la polizia è giunta sul luogo, gli agenti hanno arrestato una ventina di persone di ambo gli schieramenti.
In Russia l'omosessualità è stata considerata un delitto fino al 1993 e una malattia mentale fino al 1999. Dopo quella data, nonostante l'omofobia predicata dalla Chiesa Ortosossa, per la comunità lgbt è iniziato un periodo di pace sino a quando quaest'anno Putin non ha deciso di firmare una serie di leggi che colpiscono fortemente gay e lesbiche del Paese (anche nei loro diritti più fondamentali attraverso la creazione di un fantomatico reato di "propaganda di relazioni sessuali non tradizionali") che hanno riacceso anche un sentimento omofobo violento che si sta sempre più manifestando in tutta la sua brutalità.
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