La mezza verità della propaganda


Dopo Inghilterra e Galles, anche la Scozia sembra aver intrapreso la strada per l'introduzione del matrimonio fra persone dello stesso sesso. Con 98 voti favorevoli, 15 contrari e 5 astenuti, il Marriage and Civil Partnership Bill ha superato il primo dei tre ostacoli parlamentari prima della sua approvazione. Interessante, però, è vedere come la notizia è stata trattata dalla stampa cattolica italiana.
In un articolo intitolato "Anche se la popolazione è contraria, domani la Scozia approverà i matrimoni gay (e Jedi)", Tempi.it ha scelto di aprire il pezzo riportando la presa di posizione del Scotland For Marriage, secondo cui «Le promesse del governo di garantire la libertà di espressione per chi è contrario alla legge si sono dimostrate vuote. Servono emendamenti chiari per proteggere i diritti e le libertà civili della maggioranza degli scozzesi che non vogliono questa legge». Parole che richiamano concetti già espressi anche dal mondo cattolico italiano e forse inserite proprio per creare un legame con esso, nonostante non si spieghi perché il volere di qualcuno dovrebbe essere un motivo sufficiente per limitare la libertà e i diritti altrui.
Va anche aggiunto che prese di posizioni simili possono anche minare l'idea stessa che il Parlamento sia la rappresentanza di un Paese, motivo per cui una vittoria tanto schiacciante non potrebbe lasciare subbi sulla posizione della popolazione in merito. Non a caso Tempi.it tenta di rispondere proprio a quest'obiezione asserendo con assoluta certezza che «gli scozzesi si sono chiaramente opposti» dato che «nella più grande consultazione pubblica mai condotta dal governo scozzese per sondare l'opinione dei cittadini, i due terzi dei 77 mila intervistati hanno detto di essere contrari alle nozze tra omosessuali. Ma il sondaggio non ha fatto cambiare idea al primo ministro scozzese Alex Salmond». Su questo punto il paragrafo si chiude qui, giusto in tempo per affermare che i matrimoni gay apriranno la strada ai matrimoni jedi e a quelli umanisti. Eppure sarebbe stato opportuno andare un po' più a fondo nel riportare quei dati.
Innanzi tutto bisognerebbe sottolineare che non si è trattato di un «sondaggio» a campione, ma di una «consultazione pubblica» in cui ogni cittadino poteva spontaneamente inviare il proprio parere. È questo il motivo per cui la Chiesa Cattolica ha speso ingenti cifre di denaro per finanziare una campagna pubblicitaria a sostegno del fronte del «no», così come ha stampato 20mila cartoline per fare pressioni sul Governo affinché rivedesse la propria posizione. Inoltre ben 19% delle 77.508 risposte ricevute sono state ricondotte a cittadini residenti all'esterno della Scozia.
Se un conteggio puramente matematico ha portato effettivamente ad identificare 64% di pareri negativi, un conteggio dei moduli ufficiali (ossia con l'esclusione di tutto ciò che era giunto sotto diversa forma) ha portato ad un'inversione del risultato, con il 65% dei votanti favorevoli alle nozze gay e solo il 35% contrari.
Con un trattamento di favore, l'entità quel quel tentativo di broglio è stato preso in considerazione dall'esecutivo, al punto da spingerlo a rassicurare quei poteri nel garantire che «nessuna fede o singolo celebrante sarà costretto a celebrare un matrimonio gay contro la sua volontà» (insomma, un'eccezione alla parità di diritti volta a tutelare quella «libertà di espressione» che ora alcuni gruppi cattolici sostengono non sia sufficientemente garantita).
6 commenti