Caffarra torna ad attaccare le famiglie gay


Quando non si hanno valide motivazioni per sostenere le proprie tesi, non è raro che si ricorra alle parole di qualcun altro nella speranza che la sua notorietà sia sufficiente per rendere il concetto credibile senza bisogno di ulteriori spiegazioni. Ed è così che l'arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra ha pensato di scomodare addirittura Dio per le sue consuete esternazioni omofobe.
Nel corso dell'omelia pronunciata durante la Messa per la festa della Sacra Famiglia, il religioso ha asserito che: «La famiglia si trova ad essere il terreno di scontro fra il potere di questo mondo e la voce di Dio. Uno scontro che avviene in primo luogo nel cuore, nella coscienza di ogni uomo e di ogni donna. È in essa che la voce di Dio risuona; è nel cuore che il divino progetto di Dio sul matrimonio e la famiglia è scritto. Ma dall'altra parte potenti lobbies in possesso non raramente dei mezzi della produzione del consenso, cercano di distogliere gli uomini e le donne dall'ascoltare la voce di Dio che parla nella loro coscienza». Il riferimento è alle unioni ed adozioni da parte di coppie dello stesso, così come lo stesso arcivescovo ha voluto ribadire: «Il matrimonio avviene fra un uomo con una donna», ha tuonato prima di aggiungere che «Il bambino ha diritto ad un uomo ed ad una donna che siano suo padre e sua madre; e quindi non possono essere sostituiti da due adulti dello stesso sesso che non sono, ma "fanno" da padre e da madre».
Naturalmente il sacerdote ha pensato bene di sottintendere che gli orfani abbiano sempre la possibilità di trovare una famiglia tradizionale pronta ad accoglierli (anche se non è così) e che la sua presa di posizione sia solo nell'interesse dei bambini (nonostante gli studi dimostrino come l'assenza di stimoli in alcuni orfanotrofi -soprattutto nell'est europeo- portino a sviluppare un quoziente intellettivo decisamente inferiore alla media... anzi, dall'est arrivano anche racconti di stanze piene di neonati dove nessuno piange, dato che quai bambini hanno già capito che il loro pianto rimarrebbe inascoltato). Ma nel loro interesse il religioso sostiene che quella fine sia migliore dell'affetto di due genitori dello stesso sesso.
L'altro aspetto che non passa inosservato è l'ormai consueto ricorso a delle fantomatiche «lobby». Poco importa se anche il Papa ha invitato a non usare a sproposito quel termine: sin dal Medioevo il potere temporale della Chiesa si è basato sulla paura verso qualcosa, proponendo il clero come uno strumento a cui affidarsi per ottenere protezione. Il fatto che quasi tutti i gli organi di informazione cattolici continuino incessabilmente a parlare di lobby (e forse il sacerdote non sa che in lingua italiana quel termine dovrebbe rimanere invariato anche al plurale, ndr) lascerebbe pensare alla volontà di far credere alla loro esistenza per creare paura fra i fedeli e per ottenere il potere decisionale sul tema quasi ci si dovesse difendere da qualcosa. D'altro canto non dimentichiamoci che in Italia la maggioranza della popolazione è tutt'ora convinta che le nozze gay siano incostituzionali (nonostante gli organi competenti abbiano chiarito l'esatto contrario) a testimonianza di come certa propaganda sia capace di far credere ad una realtà alternativa, motivo per cui una paura irrazionale verso un termine così negativo -tra morti e feriti- potrebbe condurre a grandi consensi per il clero.
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