L'Onu attacca il Vaticano su pedofilia, aborto e omofobia


È durissimo l'atto di accusa rivolto al Vaticano dalla commissione per i diritti dei minori dell'Onu. In una relazione di sedici pagine, l'organismo ha denunciato le politiche della Santa Sede che hanno permesso abusi sessuali di religiosi di migliaia di bambini e ragazzi da parte dei religiosi.
Secondo il presidente del comitato, Kristen Sandberg, non v'è dubbio che il Vaticano abbia violato la convenzione per i diritti dei minori. Si chiede dunque che i responsabili di quegli atti criminali siano consegnati alle autorità civili, così come si chiede che venga aperto l'archivio con i nomi di chi ha coperto i loro crimini.
Nel documento si chiede anche che il Vaticano riveda le sue posizioni sull'aborto nel momento in cui è a rischio la vita e la salute delle donne incinte (in materia la Chiesa applica tutt'ora il canone del 1398), presentando il caso di una madre e un medico brasiliani sanzionati per aver salvato la vita a una bambina di nove anni rimasta incinta dopo essere stata violentata dal patrigno.
In merito alla contraccezione, si sottolinea come la posizione assunta dalla Santa Sede (ossia il rigido divieto all'utilizzo dei preservativi) possa minare ogni tentativo di prevenzione e protezione degli adolescenti dai rischi di malattie sessualmente trasmissibili come l'Aids. Riguardo all'Omosessualità, il Comitato ha evidenziato come le posizione assunte dalla chiesa abbiano «contribuito alla stigmatizzazione da parte della società e alle violenze contro adolescenti lesbiche, gay, bisessuali e transgender e contro i bambini cresciuti da coppie dello stesso sesso».
Su queste basi l'Onu ha invitato la Chiesa a «fare pieno uso della sua autorità morale per condannare tutte le forme di molestie, discriminazione e violenza contro i bambini sulla base del loro orientamento sessuale o di quello dei loro genitori».
Preoccupazione è stata espressa anche per «la situazione degli adolescenti reclutati dalla Legione di Cristo e da altre istituzioni cattoliche separandoli dalle loro famiglie e isolandoli dal mondo esterno», chiedendo che i ragazzi possano essere riunificati alle loro famiglie e che si vieti di inserire in queste istituzioni bambini al di sotto dei tre anni di eta.

Immediata è giunta una replica del Vaticano, pronto a sostenere che in alcuni punti del documento ravvisa «un tentativo di interferire nell'insegnamento della Chiesa Cattolica sulla dignità della persona umana e dell'esercizio della libertà religiosa».
A sottolineare come la Chiesa paia intenzionata a non mettere in discussione le sue politiche discriminatorie sono anche le parole pronunciate da monsignor Silvano Tomasi, capo della delegazione della Santa Sede al Comitato per i diritti del fanciullo all'Onu di Ginevra, che dai microfoni di Radio vaticana ha tuonato: «Probabilmente delle Organizzazioni non governative, che hanno interessi sull'omosessualità, sul matrimonio gay e su altre questioni, hanno avuto le loro osservazioni da presentare e in qualche modo hanno rafforzato una linea ideologica».
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