Secondo Radio Vaticana, l'educazione alla diversità è causa di bullismo


«È in atto una strategia persecutoria contro la famiglia, un attacco per destrutturare la persona e quindi destrutturare la società e metterla in balia di chi è più forte e ha tutto l'interesse a che la gente sia smarrita. Nel torbido il male opera meglio». Sono queste parole pronunciate da Angelo Bagnasco, presidente della Cei, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario del tribunale ecclesiastico ligure.
Il riferimento è al libretto per la strategia nazionale anti-omofobia che l'Unar ha realizzato dietro mandato di un decreto approvato del governo Letta. Un testo che dopo le critiche vaticane ha visto subito il disconoscimento da parte del ministro delle Pari Opportunità Guerra, così come la pronta riposta all'appello dei senatori Carlo Giovanardi, Maurizio Sacconi, Roberto Formigoni, Luigi Compagna, Federica Chiavaroli e Laura Bianconi: tutti uniti nel presentare un'interpellanza al Presidente del Consiglio dei ministri con cui cercare di impedirne che quell'opuscolo possa giungere nelle mani degli insegnanti delle scuole dell'obbligo. Un appello a cui si è presto aggiunta la richiesta che l'Unar torni ad occuparsi esclusivamente delle discriminazioni sugli stranieri senza occuparsi di quelle che riguardano gay e lesbiche (con un'iniziativa che pare ricordare quella del 2012, quando il mondo politico cercò di far chiudere quell'ufficio).
E se Tempi.it ha puntato il dito contro il costo dell'operazione (quasi come se i fondi destinati alla lotta contro l'omofobia siano uno spreco), Radio Vaticana è riuscita a trovare uno piscologo disposto ad affermare che: «cercando di dare un'educazione che spinge a non considerare le differenze che ci sono tra maschile e femminile, in realtà non si fa altro che enfatizzare la possibilità che i ragazzi sviluppino un'identità più fragile, meno sicura, meno aderente a quello che naturalmente si sentono di essere e questo poi -l'insicurezza- viene a formare il terreno psicologico di base che porta al bullismo, alla violenza». Insomma, l'accettazione degli altri porterebbe alla violenza mentre le discriminazioni e l'esasperazione delle differenze sarebbe terreno per un mondo idilliaco...

Ma cosa dice di così tremendo quell'opuscolo per aver sollevato un simile putiferio? Il mondo cattolico punta il dito sull'identità sessuale spiegata come un insieme di quattro componenti: l'identità biologica, l'identità di genere (non sempre corrispondente a quella biologica come nel caso dei transessuali), il ruolo di genere (derivante dalle imposizioni della società, come il sentirsi in dovere di comportarsi in un certo modo perché maschi o femmine) e l'orientamento sessuale (ossia quello da cui dipende l'attrazione verso l'uono o l'altro sesso). Una tesi inammissibile secondo i vescovi, pronti a riconoscere solo il duopolio maschio-femmina. Ancor più se si considera come l'opuscolo osi affermare che le «terapie riparative» siano «estremamente pericolose» (così com'è, ma si sa che la Chiesa ne è la principale fautrice, ndr) e che esiste un'«omofobia interiorizzata» che porta alcune persone ad essere omosessuali pur senza essere sessualmente attivi a causa di «forti sensi di colpa rispetto alla propria omosessualità».
Non stupisce che chi lavora strenuamente per creare quei sensi di colpa non sia disposto ad accettarne le conseguenze, ed infatti non mancano articoli in cui i cattolici definiscono «teorici del gender» quanti sostengano che le persone che loro "guariscano" dall'omosessualità siano in realtà dei gay repressi a causa di sensi di colpa inculcati nella loro mente con fantomatiche "terapie riparative".
Sotto accusa è anche l'invito a seguire film e programmi televisive che propongano «diverse strutture familiari», ritenuti utili a far familiarizzare i ragazzi anche con situazioni che non vivono in prima persona. L'idea non sembrerebbe affatto male, soprattutto in un Paese dove il 58% dei lettori del Corriere della Sera è pronto a dirsi «indignato» per la presenza di un bacio fra due uomini in un programma della De Filippi, eppure i cattolici non hanno dubbi nel ritenere che l'unico modello di famiglia che debba essere mostrato è quello deciso da loro. E forse non a caso se in passato sono stati proprio loro ad aver farro pesanti pressioni per impedire che i gay potessero avere una qualche rappresentazione positive sui media.
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