Uno studio sull'accettazione dei gay nell'esercito colloca l'Italia al 42° posto


Il Centro Militare di studi strategici dell'Aia ha realizzato il primo studio mondiale sull'inclusione delle persone lgbt all'interno delle forze armate, analizzando fattori come l'inclusione, l'accettazione, la tolleranza, l'esclusione e la persecuzione.
I risultati pongono l'Italia al quarantaduesimo posto (a pari merito con la Polonia) su un totale di 103 paesi. I più virtuosi, invece, risultano essere Nuova Zelanda, Olanda, Regno Unito, Svezia, Australia, Canada, Danimarca, Belgio, Israele e Francia e Spagna (a pari merito al decimo posto in classifica).
La classifica viene chiusa sa Siria, Iran e Nigeria, mentre gli Stati Uniti hanno ottenuto un piazzamento abbastanza basso (piazzandosi al 40° posto) dato che le persone transessuali sono tutt'ora ritenute "malate" e quindi cacciate dall'esercito.
«La maggior parte degli studi si concentra sull'impatto negativo della presenza delle persone omosessuali nelle Forze Armate -ha dichiarato l'analista Joshua Polchar- Il nostro studio, invece, ci è stato commissionato dal ministero olandese della difesa, il primo ad accettare gay nelle sue fila da quarant'anni e abbiamo così voluto aprire il dibattito sugli aspetti positivi di questa presenza. Non dimentichiamo che l'Esercito, in genere, è abituato alla diversità, sia essa di razza, religione o genere [...] Le Forze Armate del XXI secolo hanno bisogno di reclutare persone in base al loro talento e alle loro abilità e non certo in base al loro orientamento sessuale. È lampante che una persona che appartiene al collettivo LGBT lavorerà meglio se si sente accettata e non dovrà nascondere il proprio orientamento sessuale».
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