Secondo Desmond Tutu, la legge anti-gay ugandese è assimilabile al nazismo e all'apartheid


Desmond Tutu -ex arcivescovo di Città del Capo e premio Nobel per la pace- è sceso in campo per criticare la legge anti-gay ugandese, tornata alle camere dopo la mancata firma del presidente Museveni (che ne ha criticato la formulazione più che per i suoi principi).
Tutu ha definito «molto scoraggiati» le voci che vorrebbero il presidente prossimo alla firma di una legge che introdurrà il carcere per i gay. motivo che lo ha spinto a dichiarare: «In Sud Africa la polizia dell'apartheid era solita irrompere nelle camere da letto in cui su sospettava che bianchi e neri potessero facessero l'amore fra di loro. È stato umiliante per coloro il cui unico "crimine" era quello di amarsi, ma è stato umiliante per i poliziotti? E quella era una macchia vergognosa della nostra intera società [...] La storia è costellata di tentativi di legiferare contro l'amore o il matrimonio sulla base di casta o razza, ma non vi è alcuna base scientifica o razionale nell'amore, così come non vi è alcuna giustificazione scientifica per il pregiudizio e la discriminazione. E non vi è alcuna giustificazione morale. La Germania nazista e l'apartheid in Sud Africa sono testimonianze di questo».
Il religioso ha poi rivolto un appello al presidente Museveni, chiedendogli di «utilizzare il dibattito su quella legge come un catalizzatore in grado di rafforzare ulteriormente la cultura dei diritti umani e della giustizia in Uganda». Il sacerdote ha poi ricordato come le preoccupazioni principali dovrebbero essere la pedofilia, lo stupro, la violenza sessuale e la prostituzione: «Legiferare in tal senso significherebbe fornire ai bambini e alle loro famiglie una protezione di gran lunga maggiore che attraverso la criminalizzare di atti d'amore tra adulti consenzienti».
Lo scorso anno Tutu dichiarò che avrebbe preferito andare all'inferno che accettare un Dio omofobo: «Sono molto impegnato in questa campagna -aggiunse- così come lo ero contro l'apartheid. Per me sono due cose da collocare sullo stesso piano».
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