Berlusconi: «Assurdo mettere in carcere Scajola: ha solo aiutato un amico latitante»


«Sono molto addolorato, mi sembra assurdo mettere in carcere una persona che è stata ministro dell'Interno solo perché ha aiutato a trasferire un amico in esilio, già latitante». È quanto dichiarato dal pregiudicato Silvio Berlusconi (libero di intervenire liberamente ai microfoni di Telelombardia nonostante stia scontando le sue 168 ore di pena ai servizi sociali per aver evaso quasi 14 milioni di euro) in merito all'arresto di Claudio Scajola, accusato di aver favorito la latitanza dell'ex parlamentare Pdl Amedeo Matacena già condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa.
Entrato in politica nel 1994 sulla scia dell'indignazione popolare seguita a Tangentopoli, Berlusconi fondò un partito insieme a personaggi come Cesare Previti (condannato in via definitiva per il cosiddetto Lodo Mondadori) e Marcello Dell'Utri (attualmente latitante in Libano). In campagna elettorale promise il pieno sostegno all'azione della magistratura, ma già il 16 settembre rivide quell'opinione e nel corso della trasmissione televisiva "Sgarbi Quotidiani" dichiarò: «I giudici di Mani Pulite vanno arrestati, sono un'associazione a delinquere con licenza di uccidere che mira al sovvertimento dell'ordine democratico». Fece anche causa alla magistratura, sostenendo che dopo il suo ingresso in politica fosse stato vittima di un persecuzione giudiziaria, ma le indagini vennero archiviate dal tribunale di Brescia perché «risulta dall'esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie [...] avevano preceduto e non seguito la decisione di "scendere in campo"».
Ma al di là del personaggio in sé -più in vista di altri dato il suo ruolo di leader- quello che emerge dalla cronaca di questi giorni è un ritorno ad una nuova Tangentopoli dopo un ventennio di azione politica conservatrice che pare aver semplicemente voluto mantenere e consolidare anche la "tradizione" del malaffare (tant'è che persino le persone coinvolte sono le stesse di allora... si parla ancora del "signor G" e di tanti politici che, una volta usciti dal carcere, paiono essere tranquillamente tornati a fare quello che facevano prima). La paura del cambiamento e l'alienazione allo status quo appaiono dunque gli elementi che hanno consentito alla politica di poter continuare ad agire indisturbata, libera di occuparsi dei propri interessi dopo aver gettato un po' di fumo negli occhi agli elettori. Ad esempio è curioso notare come molti dei quei politici abbiano ottenuto consensi promettendo la «difesa della famiglia tradizionale», pur avendo contribuito in prima persona a togliere un futuro a tutte le famiglie pur di riempire il proprio piatto. Eppure per loro non ci sono sentinelle in piedi pronte a chiedere conto delle loro azioni.
Ed è così che Berlusconi diventa forse l'emblema di una politica fatta di promesse mai mantenute e di un'offerta di "protezione" a fronte di fantomatiche minacce (che sia il comunismo, i matrimoni gay o gli immigrati). Ed è così che, dopo aver promesso una cura per il cancro nel 2010, ora lo vediamo impegnato a fare campagna elettorale nella struttura di Cesano Boscone (dove dovrebbe scontare la sua pena) arrivando anche ad offendere la dignità dei malati di Alzheimer e delle loro famiglie sostenendo che l'aver posto lo sguardo nella loro direzione lo abbia portato a trovare una cura in una sola settimana. «È un segreto assoluto -ha dichiarato- sto facendo una ricognizione di tutte le ultime cure inventate per dare modo agli infermi di fare qualcosa in più di ciò che arrivano a fare adesso».
Se fosse vero sarebbe un fatto ancor più grave, testimonianza di una visione in cui la dignità e la salute dei cittadini è incolata alla visibilità politica che questi possono garantire. Se le telecamere sono a Cesano Boscone, in una settimana arriva la "cura" per una malattia incurabile... se fosse stato assegnato all'Arcigay avremmo visto i matrimoni gay riconosciuti in due giorni?
1 commento