Negli opuscoli della Manif Pour Tous Italia, i diritti lgbt diventano una colpa del femminismo


Dopo aver contribuito ad impedire che gli insegnanti delle scuole italiane potessero leggere i libretti anti-omofobia studiati dall'Unar, i militanti de La Manif Pour Tous Italia sono corsi alle rotative per dare alle stampe un primo opuscolo (intitolato "Ideologia di genere") che potesse diffondere il proprio pensiero.
Già nell'introduzione di mette subito in chiaro una cosa: loro sono i buoni, gli altri cattivi. Loro sono «uomini di buona volontà disposti a ribadire la libertà di opinione», glia altri delle persone che «in nome della cosiddetta lotta alle "discriminazioni di genere"» mirano all'«introduzione del reato d'opinione che va sotto l'indefinito nome di "omofobia"».
Anche sulla terminologia hanno da ridire: secondo loro gli "studi sul genere" (volti a «teorizzare la differenza tra il sesso biologico e il sesso psicologico e sociale») sono da ritenersi un'ideologia «perché non esprimono un'opinione su un aspetto dell'uomo, della famiglia, ma si impongono come idea che viola la realtà, che la nega e la sovverte, intendendo riscrivere sulla base del desiderio i fondamenti stessi dell'identità personale, familiare e sociale».

In una sorta di excursus scientifico (che però finisce con confondere omosessualità, bisessualità e transessualità) si spiega come «dagli anni Settanta la divulgazione del gender in ambito scientifico sia stata amplificata dalle filosofie femministe, mentre negli anni Novanta il concetto di genere è stato recuperato dai militanti omosessuali e transessuali riuniti sotto la sigla LGBT».
Secondo l'opuscolo, inoltre, alcune femministe avrebbero poi «scelto» di essere lesbiche «per spezzare il dominio maschile stabilito dalla "società eteronormativa"».
Ma non solo. Il dito viene puntato anche verso altri eventi storici: «La Rivoluzione Francese è stata la prima delle rivoluzioni antropologiche che hanno condotto l'uomo, attraverso le rivoluzioni industriale, marxista e sessuale (Sessantotto), all'attuale rivoluzione gender. Una riflessione approfondita sull'Ideologia -dicono- mira a rimettere in discussione quelle che vengono definite le conquiste delle donne, il divorzio, l'aborto e la contraccezione». Poi la loro tesi: «Inutile ribadire che cercare di difendere una verità oggettiva, come il fatto che si nasca maschi e femmine, non vuol dire essere nostalgici di un passato che non ritorna più, bensì semplicemente leali ed onesti con se stessi e con la realtà, cercando la verità in un mondo che ha perso ogni punto di riferimento».
Non a caso viene più volte ribadito come il genere non sarebbe altro che una «scelta» dettata dal «rifiuto di appartenere al proprio sesso biologico» finalizzato ad «una trasformazione di sé secondo il proprio piacere da realizzare più volte e in più modi nel corso della vita», sottolineando come il transessualismo sia tutt'ora (ahinoi) etichettato come un "disturbo dell'Identità di Genere". Non mancano passaggi in cui si dice che le associazioni gay sono «comparse soprattutto durante l'epidemia di AIDS» o nelle quali si cita come Kinsey avesse applicato alcune sue teorie ad ogni tipo di attrazione sessuale (non solo l'omosessualità, ma anche la pedofilia e la zoofilia). Insomma, dati che paiono buttati lì per accomunare forzatamente l'omosessualità con delle malattie.

Una sezione dell'opuscolo non manca di sostenere l'abusata tesi del complotto. «I governi sono piegati all'Agenda Gender», dicono. «L'ideologia del genere è distruttrice, oscurantista, anti-sociale e antipopolare» e mira a decostruire il genere per «superare ogni confine/limite imposto dall'esterno, dal corpo o dalla natura».
I governi cercano di «rieducare» i cittadini grazie ad esperti «ideologicamente schierati» a cui si aggiungono «i vari medici e ingegneri della biotecnologia che lavorano per rendere tecnicamente possibile la produzione "artificiale" dei bambini, trasformati da soggetti a oggetti di desiderio, beni di diritto».
Ed è così che, senza neppure contemplare la possibilità delle adozioni o senza ricordare come siano più etero che gay ad affidarsi a quelle pretiche, sentenziano: «L'emancipazione delle donne ha aperto il campo ad una nuova battaglia per l'emancipazione di quegli omosessuali attivisti che rivendicano il diritto di ottenere bambini a tutti i costi attraverso la fecondazione artificiale o la maternità surrogata». Secondo loro «in Francia già esistono programmi di educazione obbligatori che mirano alla diffusione di queste teorie in maniera sistematica fin dalle prime fasce di età» al solo fine di «indebolire l'istituto familiare e lo sviluppo sano di ogni bambino».

Non manca poi l'accusa verso una una «comunità scientifica politicizzata» e priva di «una vera libertà di ricerca». Si afferma così che gli studi dell'American Psychology Association siano falsi e che «diversi studi americani stanno dimostrando che non è prudente ritenere che non vi siano differenze tra una educazione ricevuta da un padre e una madre rispetto a quelle che oggi vengono definite "famiglie arcobaleno"».
Naturalmente non viene citata alcuna fonte ma si preferisce accusare di imparzialità tutti i dati ufficiali: «Molti militanti hanno raggiunto ruoli chiave all'interno di ambienti accademici, in particolar modo nelle scienze sociali, pedagogiche e psicologiche. Alcuni ricercatori legati al mondo LGBT organizzano seminari, promuovano campagne, intervengono in TV, sui mass media, nelle scuole o nelle aziende con conferenze o mostre. A livello politico-giuridico si è costituita la Rete Lenford, i cui avvocati hanno predisposto per l'Italia tre disegni di legge per l'affermazione delle istanze LGBT».
Incredibile ma vero, a scrivere quelle parole è lo stesso gruppo che vede le proprie istanze omofobe portate in tv, rappresentate dai Giuristi per la vita e difese da politici sempre pronti a mostrare la propria sudditanza al volere vaticano...

In conclusione arriva l'insostenibile tesi: «L'ideologia del genere si configura come una forma elaborata di oscurantismo, dal momento che nega apertamente i dati oggettivi portati dalla biologia [...] Una società che promuove l'ultra-individualismo tende ad abbandonare i veri marginalizzati, gli indigenti, gli ammalati, gli anziani e, più in generale, le vittime di tutte le nuove forme di povertà sociale. Una società che promuove il movimento perpetuo e la trasgressione fine a se stessa rompe i legami generazionali e la solidarietà effettiva derivante sia dai nonni che sostengono i nipoti, sia dai loro figli che si occupano degnamente dei loro genitori in momenti di difficoltà. In un mondo colpito dalla violenza dell'ultra-individualismo e del mercantilismo, rompere le solidarietà della famiglia tradizionale e la solidarietà sociale (dare, ricevere, restituire) può portare ad esiti devastanti».
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