Matteo Renzi annuncia le civil partnership a settembre


«A settembre, dopo la riforma della legge elettorale, realizzeremo un impegno preso durante le primarie, un impegno vincolante e lo faremo d'accordo con esponenti di maggioranza e Parlamento: quello sui diritti civili». Lo ha affermato Matteo Renzi durante l'Assemblea nazionale del Partito Democratico.
Dopo la mancata promessa dell'approvazione delle civil partnership entro cento giorni dal suo insediamento, il premier pare ora aver deciso di posticipare quella data a settembre. Confermata è la modalità che vorrà vedere l'istituzione di un istituto ghetto nel quale verranno relegale le unioni gay, quasi a conferma delle garanzie fornite da Renzi ad Alfano sul fatto che non avrebbe mai permesso l'introduzione dei matrimoni gay.
Qualche malpensante potrebbe anche ipotizzare che la fretta dipenda anche dall'appiglio fonitogli dalla sentenza della Corte Costituzionale, pronta a sostenere che lo stato possa creare dei cittadini di serie B purché non «eccessivamente penalizzati»: con una legge che riconoscerebbe le unioni gay come "diverse" da quelle riservate agli eterosessuali ci si ritroverebbe a mantenere in vita una forma di discriminazione prima che eventuali sentenze della Cassazione possano mettere in dubbio il concetto di «interesse dello stato» nel riservare i matrimoni ai solo eterosessuali.
Certo, dallo'altro canto non va dimenticato che questo sarebbe il primo riconoscimento italiano all'affettività che unisce le coppie gay, ma le modalità proposte ricalcano vecchi modelli ormai obsoleti (al punto che chi le ha approvate anni fa ne sta ora discutendo le modifiche necessarie): in altre parole ci si ritroverà dinnanzi ad una legge che quindici anni fa sarebbe stata una vittoria ma che ora rappresenta una norma già vecchia.
«Ora che la scadenza è già stata in qualche modo scritta -ha dichiarato Flavio Romani, presidente di Arcigay- occorrerebbe concentrare gli annunci sulla qualità dello strumento legislativo. Ci si farà guidare dal principio di uguaglianza, cioè dall'articolo 3 della nostra Costituzione, o ancora una volta si tenterà di definire i nostri amori come meno importanti e perciò meno degni di fronte alla legge? Che risposte verranno date alle tantissime famiglie omogenitoriali italiane che da anni attendono un riconoscimento pieno? Su questi punti bisogna essere chiari e inequivocabili: per noi non c'è possibilità di mediazione. La data l'abbiamo già segnata da qualche giorno in agenda non mancheremo all'appuntamento di settembre».
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