Google finanzia l'omofobia


«L'omosessualità è per sua natura pornografica. È distruttiva e crea confusione nelle menti dei giovani, proprio in quel periodo in cui l'identità sessuale è ancora in via di definizione». A scriverlo è un utente del sito internet Exhomovox, praticamente pronto a sostenere l'esistenza di una fantomatica «propaganda omosessuale» di stampo russo dall'alto del suo status di presunto gay "guarito" dall'omosessualità (termine decisamente fuori luogo dato che è lui stesso a raccontare di aver rinunciato ad avere una sessualità dopo che gli è «stato insegnato» che Dio considera l'omosessualità una «lussuria» e che quindi lui debba reprimere attraverso la preghiera gli intinti che ha tuttora).
Il messaggio pubblicato il 2 giugno 2014, però, non è così recente ed originale come l'impostazione lascierebbe pensare: l'intero testo appare un copia-incolla di un vecchio articolo del 2012 pubblicato dal Gruppo Lot (un gruppo cristiano che vuol "curare" l'omosessualità) che a sua volta aveva ripreso un articolo pubblicato da WND nel luglio del 2007 che parlava di Michael Glatze, un attivista gay convertitosi al cristianesimo dopo un attacco di cuore (un caso talmente peculiare che vi dedicherà un film).
Le reazioni possibilità sono svariate: ci si può appuntare la data per celebrare la pubblicazione storia che non è stata inventata di sana pianta o si può osservare che da anni ci si ritrova a veder enfatizzati sempre i soliti casi a cui vengono poi affiancate anche altre presunte storie che ne traggono ispirazione. Ci potrebbe anche soffermare sulla drammaticità di un uomo che racconta come «gli sia stato insegnato» ad odiare sé stesso e a cercare di reprimere la propria sessualità... vera e propria testimonianza dell'esistenza di una «propaganda anti-gay» volta all'annientamento delle persone.

Anzi, il fatto che le storie raccontate parlino sempre di gay drogati ed emarginati pare sottolineare come si cerchi di creare un'immagine distorta dell'omosessualità, così come suggerisce che i vari gruppi anti-gay cerchino le proprie vittime fra le persone caratterizzate da una psiche più manipolabile da parte, sventolandole come un trofeo dopo aver applicato "terapie" che -secondo tutte le testimonianze- ricorrono alla colpevolizzandone e alla violenza psicologica (se non fisica) per inculcare un senso di repulsione verso sé stessi sulla base di presunte motivazioni religiose (quasi come se il progetto di Dio potesse prevedere che i suoi figli non si debbano accettare così come sono stati creati ma debbano modificarsi ad immagine e somiglianza di chi si pone come esempio di ciò che è giusto o sbagliato).
In tal senso non stupisce come Glatze sia poi diventato un attivista anti-gay, esattamente come lo sono quasi tutti i gay repressi che trovano insopportabile il vedere la felicità di chi vive il proprio orientamento sessuale senza i sensi di colpa inflitti da un senso religioso distorto.
Eppure alcuni siti internet utilizzano le loro storie per interessi personali: lo ha fatto ai tempi Exodus (la più grande società di "cura" dell'omosessualità statunitense che ha poi chiuso i battenti ammettendo la violenza e l'inutilità delle attività praticate) e lo sta facendo ora anche Exhomovox (dichiaratamente intenzionato solo a fermare la legge Scalfarotto, motivo per cui le sue presunte testimonianze paiono finalizzate solo ad alimentare l'odio e la paura verso i gay, nonché a sostenere che l'OMS menta e che siano loro i responsabili del proprio orientamento sessuale).

Se l'anonimato dietro a cui si sono nascosti rende impossibile sapere chi ci sia dietro questo sito, ben più facile è notare chi li finanzia: Google. Le loro pagine, infatti, sono infarcite della pubblicità fornita dal circuito pubblicitario del motore di ricerca e, data la fetta di mercato in suo possesso, i soldi che finiscono in tasca ai mandanti di quella propaganda arrivano dal supermercato in cui molti gay fanno la spesa o dal negozio in cui hanno acquistato il loro televisore (che volenti o dolenti mettono il loro marchio su quelle pagine intollerabili).
In realtà ci eravamo già occupati della questione, ma da allora nulla è cambiato nonostante le proteste e le segnalazioni giunte a Google. Il fatto che il motore di ricerca continua imperterrito a pubblicare la sua pubblicità su quelle pare prende quindi i contorni di una decisione, nonostante i suoi stessi termini di servizio prevedano il divieto di partecipazione ai siti che «contengono molesto o bullismo contenuto, o sui contenuti che incitano all'odio o promuove la violenza contro persone o gruppi in base a razza o origine etnica, religione, disabilità, sesso, età, stato di veterano o orientamento sessuale ed identità di genere». Insomma, tutto ciò che pare essere Exhomovox.
E allora che serve creare un doodle contro l'omofobia russa in occasione delle Olimpiadi di Sochi se poi si finanziano le persone che vogliono portare quell'ideologia malata in Italia?
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