Il presidente dell'Uganda ha formato una legge che criminalizza la trasmissione dell'HIV


Dopo aver firmato il progetto di legge che aveva introdotto l'ergastolo per i gay (poi invalidata dalla Corte Costituzionale), il presidente ugandese Yoweri Museveni ha ora firmato una nuova legge che introduce la criminalizzare della trasmissione dell'HIV. La norma prevede una pena detentiva di dieci anni per la «trasmissione intenzionale del virus HIV» e cinque anni per la «tenta trasmissione del virus HIV». Sarà anche introdotto l'obbligo di sottoporsi a test decisi dai tribunali anche senza il consenso del diretto interessato.
Nonostante i documenti ufficiali riportino la data del 31 luglio, in Uganda non è raro che tali atti vengano retrodati e c'è da ipotizzare che la firma presidenziale sia stata apposta in questi giorni. La norma venne approvata dal Parlamento il 13 maggio scorso.
Gli attivisti temono che la normativa possa risultare controproducente, rendendo più difficile l'accesso alle cure da parte di persone affette da HIV.
Il coordinatore di US Global AIDS ha sottolineato come «negli ultimi 30 anni abbiamo più assistito allo stigma, alla discriminazione e alla paura, con tutte le politiche sbagliate che derivano da esse e che finiscono con l'alimentare ulteriormente l'epidemia attraverso la dissuasione di chi ha più necessità di accedere alle cure o alla prevenzione». La legge, infatti, assomiglia molte a leggi introdotte negli Stati Uniti in anni passate e poi abrogate una volta costatata la loro inefficacia. Asia Russell, un avvocato con l'organizzazione statunitense Gap Salute (con sede nella capitale ugandese di Kampala) ha aggiunto: «La criminalizzazione dell'HIV non funziona. Si spingono le persone lontano dai servizi e si contribuisce solo a far crescere discriminazione e paura».
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