Alfano non si ferma: sì all'intervento dei prefetti e sì all'inciminazione degli attivisti gay


Il ministro Alfano è stato chiamato oggi a rispondere a due interrogazioni che riguardano l'atteggiamento dello stato nei confronti della comunità lgbt.
L'onorevole Formisano (Centro Democratico) ha chiesto chiarimenti al ministro riguardo l'effettiva competenza dei prefetti nella cancellazione delle trascrizioni dei matrimoni fra persone dello stesso sesso contratti all'estero, dato che tale ruolo dovrebbe riguardare la magistratura.
Alfano ha deciso di non fare retromarcia e ha sostenuto che «l'intervento del prefetto, in questi casi, è espressione delle funzioni di vigilanza sull'ordinata tenuta dei registri di stato civile, funzioni che gli sono state assegnate in maniera inequivocabile dall'articolo 9 del decreto del Presidente della Repubblica n. 396 del 2000, in riferimento al quale è appunto il prefetto ad esercitare, in questo ambito, compiti di sovrintendenza nei confronti dei sindaci».

L'onorevole Fratoianni (Sel) ha invece chiesto spiegazioni riguardo al verbale redatto dalla polizia di Perugia in occasione della denuncia ricevuta da un attivista gay che aveva baciato il marito durante il presidio delle Sentinelle in Piedi dello scorso marzo. Nel documento si parlava di un «concupiscente bacio sulla bocca nel bel mezzo di Corso Vannucci ed in presenza di numerose famiglie con bambini e ragazzi molti dei quali minorenni [...] lasciando i passanti disgustati da tale dimostrazione».
Alfano ha lasciato intendere che non intende intervenire nella valutazione della correttezza di quel verbale né in merito alla formulazione lesiva della dignità degli imputati. A suo dire la polizia è intervenuta correttamente per «contenere gli effetti delle estemporanee iniziative di dissenso» che i contestatori avrebbero sostenuto con un «tenore provocatorio» nei confronti delle Sentinelle in piedi.
Nessuna spiegazione specifica è stata fornita riguardo all'accusa di disturbo alla quiete pubblica, dato che Alfano si è limitato a dire che: «due di essi sono stati deferiti per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale e rifiuto di indicazione della propria identità personale, quattro per il concorso nel reato di violazione dell'obbligo di preavviso di manifestazione non autorizzata, tutti e sei, inoltre, sono stati deferiti per il concorso nel reato di disturbo delle occupazioni o del riposo delle persone. Per cui, le imputazioni che gravano sui manifestanti dimostrano chiaramente che, nelle formulazioni delle accuse, non sono mai venuti in evidenza gli atti sottolineati dall'onorevole Fratoianni e contenuti asseritamente nel verbale, di cui alla sua interrogazione».
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