Polis Aperta a Buonanno: «Lei ci deve rispetto»


Non v'è dubbio che vedere un politico che urla insulti omofonici in faccia al presidente di una delle maggiori associazioni gay è inaccettabile. Allo stesso modo è inaccettabile anche vedere un politico che strumentalizza i fatti e scrive lettere al Presidente del Parlamento Europeo per denunciare presunte «imboscate» da parte di chi si vuol multare per il solo crimine di amare una persona dello stesso sesso. Eppure il poco onorevole Buonanno ha fatto tutto questo, sostenendo di avere il diritto di fare tutto ciò che vuole e chiedendo che alle sue vittime non sia permesso di rivolgergli parola per chiedere rispetto.
Ed è così che Simonetta Moro, Presidente di Polis Aperta, ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere una lettera a nome di tutti i colleghi lgbt che giorno dopo giorno rappresentano lo stato indossando una divisa:

On. Buonanno, le scrivo quale Presidente dell'Associazione Polis Aperta, che è composta da appartenenti alle Forze armate ed alle Forze dell'Ordine LGBT.
È il momento di dire basta!
Basta ad insulti contro la Comunità LGBT, l'uso e l'abuso di termini come «fro*io», anche se indirizzate ad un soggetto specifico, sono reiterate offese ad ogni persona che non si riconosce nell'accezione di eterosessuale.
Per chi come noi serve il Paese in divisa, e giorno dopo giorno mette a repentaglio la propria vita per difendere la collettività, ed anche persone come lei, che godono di una protezione speciale, proprio in virtù della rappresentanza istituzionale che lei ricopre.
Le dico cosa siamo. Noi siamo lesbiche, siamo gay, siamo bisessuali e transessuali, ma siamo anche poliziotti, carabinieri, finanzieri, soldati, vigili del fuoco ed appartenenti alla polizia locale.
Noi rappresentiamo il nostro Stato come dovrebbe rappresentarlo lei.
Noi chiediamo rispetto in quanto esseri umani il cui solo crimine è quello di Amare qualcuno del nostro stesso sesso.
Noi siamo in pattuglia, sediamo risse, arrestiamo criminali, interveniamo quotidianamente su decine di situazioni problematiche, e siamo sempre in prima linea, veniamo feriti e diamo la nostra vita per difendere qualcosa di più grande di noi, qualcosa che ci rappresenta tutti, qualcosa che rispettiamo e che dovrebbe rispettarci, in quanto cittadini, in quanto esseri umani.
Lei ci deve rispetto, lei rappresenta la nostra nazione, e la rappresenta di fronte ad altre 27 Nazioni Europee, e noi siamo con lei ogni giorno, siamo con lei quando le facciamo la scorta e quando blocchiamo oppositori politici o semplici esaltati che la vogliono aggredire.
Le chiediamo di eliminare dal suo linguaggio determinate parole, non le chiediamo di cambiare idea sul tema Diritti LGBT, le chiediamo solo di rispettarci, le ricordiamo un vecchio aforisma, un tempo attribuito a Voltaire "Disapprovo quello che dite, ma difenderò fino alla morte il vostro diritto di dirlo".
Urlare «fro*io»a qualcuno non è libertà di espressione, è maleducazione, è ignoranza, è intolleranza. Urlare «fro*io» per qualificare qualcuno è aberrante quanto usare il termine «neg*o».
Noi non siamo «fro*i» siamo esseri umani, se lo ricordi quando domani guarderà in viso un nostro collega che la sta difendendo.
È veramente così importante chi questi ama?
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