Avvenire prende le difese dell'insegnante di Moncalieri che volava "curare" i gay


Continua a tener banco la vicenda dell'insegnante di Moncalieri che andò in classe a sostenere che gli omosessuali possono essere "curati". E se nella ricostruzione fornita dai Giuristi per la vita (a cui la donna aveva affidato il mandato di tutelare la propria immagine) la vicenda è stata raccontata con risvolti ben diversi da quelli che sono stati riportati dagli studenti, è attraverso le pagine di Avvenire che la donna pare abbia scelto di raccontare la vicenda con una ricostruzione simile a quella dei suoi avvocati.
L'unica ammissione che traspare da quel testo è nel il passaggio in cui la docente afferma che «per completezza ho raccontato loro che in merito al problema molto dibattuto dell'origine dell'omosessualità esistono due teorie, una che la vede come un dato naturale, l'altra che la riconduce a problemi e traumi subiti di solito durante l'infanzia». Inutile a dirsi, la seconda teoria non ha alcun fondamento riconosciuto dall'oms. Ma la dottoressa non si è fermata lì e, quasi a giustificazione delle sue parole, ha aggiunto come come lei stesse parlando con un unico studente e «sinceramente non mi è sembrato che il resto degli studenti li seguisse con molta attenzione».
Ma a stupire è soprattutto la risposta di Avvenire, pronto a sostenere che gli studenti abbiano sicuramente travisato i fatti e che la professoressa avesse tutte le ragioni di poter diffondere le teorie di Nicolosi in un istituto pubblico. Il quotidiano dei vescovi ha premesso come «anche per noi non è stato facile ricostruire che cosa fosse accaduto nella sua classe», motivo per cui la versione fornita dalla donna viene presa per buona e diffusa ai lettori come l'unica a cui far riferimento. Un po' come se di fronte ad un assassino che si dichiara innocente si scegliesse di ignorare qualsiasi testimonianza contraria alla sua ricostruzione dei fatti.
«La verità, cara professoressa, è che esistono molti modi per fare violenza -scrive il quotidiano- Credo che lei, donna e insegnante, abbia dovuto subire uno dei peggiori e dei più maliziosi: quello attraverso il quale si monta un caso per mettere alla gogna ingiustamente una persona, capovolgendo la sua vita, facendo una caricatura cattiva delle sue parole, cercando persino di negarle la libertà di presentare fatti e di esprimere opinioni».
Ovviamente per il quotidiano non c'è alcuna violenza nei confronti degli adolescenti che all'interno di un istituto pubblico si sentono descritti come "malati" da una docente pagata dallo Stato, così come il quotidiano non si è preoccupato neppure di investigare persino sulla ricostruzione fornita dall'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che in merito all'accaduto non aveva mancato di condannare l'operato dell'insegnante affermando che «trovo che non sia il caso di mettere in discussione le scelte sessuali delle persone, per di più in un ambiente educativo come la scuola».
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