Gasparri vuole boicottare la Barilla: l'azienda non discrimina i lavoratori gay


In uno stato civile un vicepresidente del Sanato non si sognerebbe mai di lanciare il boicottaggio di un'azienda, soprattutto accusandola di garantire troppi diritti ai propri dipendenti. Ma qui siamo in Italia ed abbiamo Maurizio Gasparri, motivo per cui la decenza e la civiltà non esistono.
Armato della sua ostentata omofobbia, l'esponente del Pdl ha twittato: «Patetico epilogo per Guido Barilla passato dalla difesa della famiglia alla subalternità a lobby gay. Non compriamo più Barilla».
Il tutto ha avuto inizio nel settembre del 2013, quando Guido Barilla venne criticato per aver pronunciato alcune parole contro il riconoscimento delle famiglie gay. Immediatamente Forza Nuova, Casa Pound, Eugenia Roccella si schierano a sostegno dell'azienda e si stracciarono le vesti nei confronti di chi aveva anche solo osato pronunciare la parola «boicottaggio». Ma dato che il mondo va in una direzione diversa da quella dell'Italia, la Barilla si scusò e si impegnò ad approfondire il tema. Il risultato è che ora, soprattutto negli Stati Uniti, l'azienda è all'avanguardia nella tutela dei diritti gay: prevede una copertura sanitaria ai dipendenti transgender e alle loro famiglie, finanzia le associazioni per i diritti dei gay ed è stata promossa dai voti della Human Right Campaign.
Se è facile immaginare lo smarrimento di Maurizio Gasparri dinnanzi ad una promessa mantenuta, ora l'esponente del Pdl ha pensato bene di cambiare idea riguardo al boicottaggio e quello che ai tempi venne descritto come un'indecente violenza ora è la sua proposta per lamentare l'assenza di discriminazioni verso i lavoratori lgbt.
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