L'articolo 95 del d.p.r 396/2000 contraddice Alfano


L'articolo 95 del d.p.r 396/2000 parla chiaro: «Chi intende promuovere la rettificazione di un atto dello stato civile o la ricostituzione di un atto distrutto o smarrito o la formazione di un atto omesso o la cancellazione di un atto indebitamente registrato, o intende opporsi a un rifiuto dell'ufficiale dello stato civile di ricevere in tutto o in parte una dichiarazione o di eseguire una trascrizione, una annotazione o altro adempimento, deve proporre ricorso al tribunale nel cui circondario si trova l'ufficio dello stato civile presso il quale e' registrato l'atto di cui si tratta o presso il quale si chiede che sia eseguito l'adempimento».
Quella legge è in vigore in Italia dal 30 marzo 2001 e dice chiaramente che la cancellazione di una trascrizione dev'essere decisa da un tribunale e non da un prefetto. Ciò nonostante, il ministro degli Interni Angelino Alfano pare aver deciso di non curarsene e, seguendo le indicazioni fornitegli da Vita Cattolica, ha deciso di inviare la nota circolare con cui ha invitato i prefetti a compiere un'azione che solo la magistratura può disporre. Il tutto trovando un'esecuzione alla sua richiesta prettamente ideologica ad Udine e a Roma. Poi, giusto per non farcii mancare niente, c'è anche una parte politica che in nome di quell'atto dalla dubbia legalità ringraziano Alfano sostenendo che la discriminazione debba essere imposta per legge in nome di una presunta illegalità nel non seguire le disposizioni imposte dal ministro. Una tesi che ci riporterebbe alle più buie monarchie assolute...

Ed è così che anche il Codacons ha annunciato battaglia legale. L'associazione, che provvederà a presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per la verifica del provvedimento emesso della Prefettura, dichiara: «Il provvedimento con cui il prefetto Pecoraro annulla le trascrizioni delle nozze gay registrate dal sindaco Ignazio Marino, sarà impugnato dal Codacons al Tar del Lazio, in quanto atto contrario alle disposizioni comunitarie».

Duro nei commenti è anche Arcigay che tuona: «Siamo sconcertati: questo Governo continua a prendere a bastonate la richiesta di diritti degli italiani e delle italiane. Questo esibizione di autoritarismo del Ministro Alfano e dei suoi funzionari offende la storia democratica del nostro Paese e ricorda tempi bui che volevamo aver seppellito nel passato italiano. Non è né con le manganellate né con gli atti di imperio che si governa la legittima e sacrosanta richiesta di diritti dei cittadini e delle cittadine: la piega che ha preso questo governo delle larghe e torbide intese ha del raccapricciante. Vorremmo poterci svegliare da questo brutto sogno e riscoprire una politica mossa dal senso di giustizia, dal rispetto reciproco, dai valori dell'uguaglianza e del riconoscimento dell'altro. Invece l'incubo è reale, la domanda dei diritti viene azzittita con la forza, esercitata anche nei confronti di sindaci di grandi città, uomini dello Stato che, al contrario di chi ci governa a Roma, sanno di dover corrispondere ai bisogni di una comunità. A quei sindaci rinnoviamo stima e sostegno, al loro fianco continueremo a lottare per riscattare la nostra Italia dalla palude reazionaria a cui la sta condannando questa sciagurata compagine di governo».
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