Per la prima volta una commissione dell'Onu eprime preoccupazione nei confronti delle terapie riparative


Per la prima volta nella sua storia, il Comitato contro la tortura delle Nazioni Unite (CAT) ha espresso preoccupazione per le fantomatiche terapie di conversione a cui spesso i giovani statunitensi vengono sottoposti, definendole pericolose e prive di ogni fondamento scientifico.
La commissione è stata chiamata in causa dal National Center for Lesbian Rights nell'ambito della sua campagna #BornPerfect (volta a proibire le pericolose "terapie riparative" entro i prossimi cinque anni). Ed è così che il Comitato contro la tortura ha esaminato gli atti provenienti dagli Stati Uniti e da altri stati per verificare la conformità con la convenzione siglata a livello internazionale.
Il danese Jens Modvig, il mauriziano Sabtyabhoosun Gupt dOmah e la nepalese Sapana Pradhan Malla hanno più volte chiesto al Dipartimento degli Stati Uniti perché le terapie di conversione siano ancora praticate sui giovani lgbt americani nonostante siano state ampiamente screditate a livello scientifico e sia altrettanto noto come possano condurre a gravi depressioni o al suicidio.
Oltre alle terapie di conversione, la sommissione ha sollevato questioni riguardanti anche la violenza della polizia, la detenzione dei prigionieri a Guantanamo e l'abuso sessuale dei bambini da parte dei sacerdoti.
«Oggi, per la prima volta, una commissione delle Nazioni Unite ha riconosciuto che la terapia di conversione è una questione di diritti umani internazionali -ha dichiarato Ames, coordinatrice della campagna #BornPerfect- Siamo incredibilmente grati al Comitato contro la tortura per aver fatto sentire la voce dei sopravvissuti alle terapie di conversione, facendo sì che la loro sofferenza sia stata finalmente vendicata. Oggi è stata una giornata storica per le persone lgbt negli Stati Uniti e in tutto il mondo. Non si può più tornare indietro».
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