Uganda: anche questa volta non ci sarà alcun «regalo di natale» alla popolazione omofoba


Così come avvenuto nel 2012, anche quest'anno il governo Ugandese ha presentato come «un regalo di natale» la reintroduzione di una norma volta a perseguitare ed incarcerare migliaia di cittadini lgbt. Il tutto adducendo motivazioni religiose che son state rafforzate anche da un assordante silenzio della varie confessioni. E se gli evangelici figurano fra gli artefici della norma, i cattolici non hanno mai ritenuto necessario pronunciare una condanna pubblica che potesse giungere anche alle orecchie della popolazione.
Eppure anche questa volta non ci sarà alcun «regalo» e la persecuzione sistematica dovrà attendere. È possibile che la norma torni in discussione nella sessione di febbraio, ma vari fattori entreranno in gioco.
Il presidente si era impegnato con le delegazioni estere a non reintrodurre la legge anti-gay, ma poi ha cambiato idea quando ha visto in bilico la propria candidatura alla leadership del suo partito per le presidenziali del 2016. A remargli contro è anche Rebecca Kadaga, ideatrice dell testo originale e rivale di Museveni alle presidenziali. Solo pochi giorni fa è andata in televisione a sostenere di non aver mai visto alcuna bozza di un nuovo disegno di legge. L'affermazione appare di per sé curiosa, dato che la bozza del progetto di legge è già stata resa nota, ma appare evidente la volontà di sfruttare l'omofobia popolare per fini elettorali.
Poi ci sono gli osservatori, pronti a scommettere che il presidente Museveni avesse creato una commissione incaricata dell'esame della norma nella speranza che si sarebbero impantanati e fossero potuti risultare il capro espiatorio di un possibile ritardo. Così non è stato e il presidente si è ritrovato nelle mani un testo incompatibile con le richieste di conformità agli impegni presi in merito ai diritti civili.
Dalla sua parte paiono esserci solo i vescovi, pronti a chiedere che non vi siano sanzioni nei confronti dei paesi omofobi, mentre il probabile contraccolpo internazionale che ne potrebbe seguire porterebbe ad un dissesto finanziario senza precedenti alla vigilia di nuove elezioni.
Insomma, la campagna d'odio nei confronti della popolazione lgbt pare si stia rivelando su chi l'ha alimentata per anni, ormai schiacciato fra la necessità di garantire i diritti umani fondamentali e un'omofobia istituzionalizzata.
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