Il patrocinio di Regione Lombardia al convegno "Difendere la famiglia per difendere la comunità" è illecito?


«L'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale può concedere il patrocinio gratuito o con contributo a favore di iniziative non lucrative di particolare interesse e rilievo regionale coerenti con le finalità di cui al Titolo I dello Statuto d'autonomia della Lombardia». È quanto afferma la documentazione pubblicata sul sito della Regione Lombardia.
In relazione al patrocinio concesso al convegno "Difendere la famiglia per difendere la comunità" che il 17 gennaio vedrà coinvolte associazioni come Obiettivo Chaire, Alleanza Cattolica, Fondazione Tempi e Nonni 2.0, c'è proprio da chiedersi se quei presupposti siano stati rispettati.

Nello Statuto d'autonomia citato si afferma che «la Regione riconosce la persona umana come fondamento della comunità regionale e ispira ogni azione al riconoscimento e al rispetto della sua dignità mediante la tutela e la promozione dei diritti fondamentali e inalienabili dell'uomo». Già in questo punto qualcosa non torna: da una parte si sostiene la necessità di tutelare l'individuo, dall'altra il convegno è volto a sostenere che l'obiettivo sia la tutela di una sola forma di famiglia a discapito della dignità delle altre.
Ma il problema più evidente non è questo. Attraverso le dichiarazioni pubbliche rilasciate dagli assessori promotori dell'iniziativa, la strenua difesa delle attività svolte dalle associazioni coinvolte ha spinto giornali come Avvenire o La Nuova Bussola Quotidiana ad avviare una nuova crociata in difesa delle terapie riparative dell'omosessualità sulla base delle screditate teorie di Nicolosi. Quest'ultimo, nel parlare del convegno, scrive:

Ci sono tante persone con tendenze omosessuali che vivono con disagio la propria condizione. E ricorrono allo psicoterapeuta. Il movimento lgbt, che si preoccupa più della difesa dell'ideologia che non del bene delle persone, vuole imporre come unica strada la terapia affermativa, ovvero convincere la persona con tendenze omosessuali che il disagio è frutto dell'interiorizzazione dell'omofobia esistente nella società. Ma non tutti si calano dentro questo schema, c'è chi andando alla radice del proprio disagio desidera "recuperare" l'eterosessualità. La terapia riparativa è dunque questa possibilità offerta a chi liberamente sceglie questo percorso. Ecco perché difendere Nicolosi e compagni è difendere la libertà e perché difendere Obiettivo Chaire è un modo per garantire che le persone siano veramente accolte per quel che sono.

In un comunicato stampa del 19 Luglio 2011, il Presidente del Consiglio Nazionale dell'Ordine degli Psicologi (quindi non proprio l'ultimo arrivato) ha dichiarato: «Affermare che l'omosessualità si "curi" o che l'orientamento sessuale di una persona si debba modificare è non solo scientificamente infondato, ma anche socialmente pericoloso, in quanto alimenta lo stigma e la condanna sociale che, secondo i modelli più accreditati, sarebbe alla base del rifiuto del proprio orientamento omosessuale in molti soggetti».
Parrebbe dunque che le tesi sostenute dalle realtà coinvolte nel convegno siano incompatibili con l'articolo 2.2 dello Statuto d'autonomia citato nei requisiti per l'accesso al patrocinio, secondo il quale la regione deve lavorare «per il superamento delle discriminazioni e delle disuguaglianze civili, economiche e sociali».
L'ordine degli psicologi sostiene che questi convegno alimentino più o meno direttamente lo stigma sociale, la Regione Lombardia lo promuove nonostante vadano nella direzione opposta rispetto al superamento delle discriminazioni...

Gli psicologi hanno anche sottolineato come «i tentativi di "conversione" dell'orientamento sessuale non solo falliscono, ma sono iatrogeni (cioè dannosi) per il soggetto», tant'è che «gli Psicologi non derogano dal loro codice deontologico, e non si prestano a questi tentativi, condotti molto spesso su base ideologico-religiosa o su modelli scientifici ormai datati».
Insomma, non solo emerge chiaramente un reale rischio per la salute delle persone che dovessero dar credito alle teorie di queste realtà, ma si sottolinea anche come si tratti di mera ideologia. Ma può una regione sposare un'ideologia e promuoverla contro il diritto alla salute e alla dignità dei cittadini?
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