Mio marito non è gay, è polemica: «Lo show promuove l'idea che i gay possono e debbano essere etero»


Nonostante non sia ancora andato in onda, è bastato un breve trailer per spingere migliaia di persone a protestare e chiedere a gran voce che il programma "My Husband's Not Gay" sia cancellato. Lo show, realizzato alla statunitense TLC, mostrerà la vita di quattro mormoni attratti da persone dello stesso sesso che vivono a Salt Lake City, nello Utah. Tre di loro sono sposati con figli, il quarto è alla disperata ricerca di una moglie. Nessuno di loro accetta di essere definito «gay» dato che l'omosessualità non è accettata dalla loro religione.
Il titolo pare prendere spunto da una frase pronunciata da una delle moglie, pronta a sostenere che: «Mio marito non è gay, ha solamente pulsioni che lo portano ad essere attratto da altri uomini». Un'altra aggiunge: «Il nostro matrimonio non è perfetto, ma nessuno lo è. Noi crediamo che grazie alla nostra fede in Dio potremo superare qualsiasi cosa». «Voglio sposare una donna, ma non so come gestire i miei sentimenti» dice il ragazzo single, precisando poi che non vuole assolutamente incontrare altre persone del suo stesso sesso.
I funzionari di TLC difendono la loro produzione sostenendo che «le persone presenti in questo speciale di un'ora rivelano le decisioni che hanno fatto e parlano solo per sé stessi». Di parere diametralmente opposto è la Glaad, pronta a bollare il programma come «decisamente irresponsabile» dato che «sta mettendo innumerevoli giovani lgbt in pericolo» nel diffondere l'idea che un gay possa decidere di non esserlo più. Va sottolineato infatti come la trasmissione non sia un reportage sulla difficoltà di essere gay o bisessuali in una comunità così chiusa, ma solo una vetrina di opinioni discutibili che possano procurare audience.
Dinnanzi a quattro uomini che si dicono felici a vivere una relazione con persone del sesso opposto a quello verso cui provano attrazione, c'è da chiedersi quanti genitori potranno trovare in quelle testimonianze una scusa a cui appigliarsi per potersi convincere che i loro figli gay possano condurre una vita da eterosessuale .
Non appare un caso che fra i maggiori oppositori al programma figuri anche John Sanders, un cattolico che in passato si era sottoposto alle fantomatiche "terapie riparative" nella speranza di poter divenire eterosessuale in modo da poter piacere di più a Dio. Col tempo, però, l'uomo si è accorto del male che si stava facendo ed è in virtù della sua esperienza che oggi figura in prima fila nel sostenere che il programma propagandi «l'idea falsa e pericolosa che i gay possono e debbano scegliere di essere eterosessuali per poter essere parte delle loro comunità di fede. No, ad un giovane non dovrebbe mai essere detto di vergognarsi di ciò che è, soprattutto da parte di una rete televisiva».
3 commenti