Il fascismo corre su Facebook


Il bacio fra due poliziotti immortalato da Michael Stokes e la pagina di Giampietro Belotti (il Nazista dell'Illinois) sono solo le ultime vittime della censura di Facebook. Ma se a finire nel mirino del social network è l'amore e la richiesta di uguali diritti, pare che lo staff i Mark Zuckerberg appaia assai più benevolo verso chi propaganda odioe invoca la violenza nei confronti altrui.
Ne è esempio il network fascista che appare libero di esistere indisturbato sin dal 2010. Oltre 133 persone si sono iscritti ad un gruppo chiamato "I giovani fascisti italiani", vero capofila di tutta una serie di pagine che inneggia il ritorno del fascismo attraverso la propaganda di slogan e bufale a sfondo xenofobo e razzista. Tra i siti citati non mancano fonti non certo così attendibili come "Tutti i crimini degli immigrati" o "Status battaglieri", mentre fra le discussioni politiche ci si da allegramente del camerata a vicenda o ci si vanta delel fotografie in cui si esibisce un saluto romano.
Alcune immagini incitano a picchiare gli immigrati con delle mazze, altre celebrano dei bambini vestiti fa fascisti con in mano un'arma («Devono essere educati da piccoli», dice un commentatore). Ma se questi contenuti vengono segnalati, il social network è chiaro nel sostenere che «abbiamo controllato la pagina che hai segnalato per la presenza di discorsi o simboli di incitazione all'odio e abbiamo riscontrato che rispetta i nostri standard della comunità». Un giudizio curioso per chi è stato chiamato ad esprimersi sui contenuti di una pagina chiamata "Istinto Fascista: nel dubbio mena".
Da lì si apre una vera e proprie rete di pagine che si linkano a vicenda, che inneggiano il ritorno del partito fascista e che si dicono pronte ad organizzare una nuova marcia su Roma. Una parola chiave molto ricorrente fra i commenti è il concetto di doversi «riunire ed organizzare» per poter riportare il Duce in Italia.
Sappiamo tutti che l'apologia del fascismo è vietata dalla 143 del 23 giugno 1952, eppure quasi 32mila persone si sono iscritte ad un gruppo nato proprio per sostenere che la Costituzione garantisca il diritto al fascismo attraverso l'articolo 21. Non è dato di sapere se nel testo in loro possesso sia diverso, ma in quello ufficiale non c'è nulla che paia legittimare la diffusione di notizie false al dine di alimentare odio e xenofobia.
In tutto questo non manca anche chi ne trae un guadagno, come un negozio specializzato in abbigliamento di estrema destra che pubblicizza i suoi prodotti attraverso proclami discutibili e preghiere volte a chiedere a Dio il ritorno degli anni di piombo.
Per Facebook tutto questo è accettabile, ma non lo è un bacio fra due persone dello stesso sesso. O il mondo va all'incontrario, o qualcosa è malato nella politica decisionale del social network

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