Il lettori de Il Giornale: «Picchiare un gay non è peccato»


La «liberà di opinione» viene ormai decantata in ogni dove, soprattutto quando attraverso quel termine si vuole legittimare un presunto diritto all'insulto e alla mistificazione. A darne esempio sono i soliti lettori de Il Giornale, troppo spesso espressione del degrado culturale di questi anni.
Il punto di partenza è un articolo che il quotidiano ha dedicato al caso di Dolce e Gabbana, nel quale non manca una qualche imprecisione: l'articolo dice che «la comunità lgbt è contro le dichiarazioni dei due stilisti a favore della famiglia tradizionale», anche se in realtà le proteste hanno sempre e solo riguardato le offese che i due stilisti hanno rivolto alle famiglie e ai bambini che non fanno parte di quel gruppo.
Il problema non è mai stata una opinione a sostegno di un modello famigliare, ma il fatto che in nome di quell'opinione ci si sia sentiti nel diritto di denigrare tutto il resto. Un conto è dire che si preferisce il gelato al pistacchio, un altro è sputare in faccia a chi mangia altri gusti.

Ad aprire le danze dei commenti è un utente che sceglie di ricorrere a parole di stampo fascista nell'affermare «Onore a D&G». Si prosegue poi con chi parla di «fascisti col tacco a spillo» prima di sostenere che la comunità gay non ha contribuito al successo del marchio dato che «i due stilisti devono la loro ricchezza e fama ai milioni di donne ed anche qualche uomo etero che comperano le loro borsette e accessori».
Giorgio scrive: «Non vanno d'accordo nemmeno tra culattoni, patetici». Killkoms ricorre ai neologismi tipici di Forza Nuova nel parlare di «Omoipocrisia». Giuseppe crede che sia normale rivolgersi ai gay apostrofandoli come «finocchi» mentre Giovauriem si spinge nel sostenere che «i gay non possono boicottare i negozi di Dolce e Gabbana perché lì si vendono cose da uomo e da donna e non c'è una linea gay».

Un utente chiamato Polonio210 si appella alla libertà di parola nello scrivere: «I talebani, che fanno parte del variopinto universo omessuallesbicogendervari, hanno lanciato la fatwa contro D&G. Siamo arrivati al punto che nessuno può permettersi di esprimere la propria opinione senza incorrere nell'ira, isterica, di questo gruppetto di disperati patetici.Secondo questi patetici individui, chi non fa parte della loro parrocchietta viene, automaticamente, considerato omofobo e razzista, quando i veri ed unici razzisti, della peggiore specie, sono loro».
Curiosamente si tratta dello stesso utente che nel 2012 lanciò una fatwa nei confronti della lotta all'evasione fiscale e nel 2013 non reagì bene all'arresto per omicidio dei due marò italiani, al punto che pretese «l'immediata espulsione dell'Ambasciatore indiano come persona non desiderata, chiusura di ogni canale commerciale da e per l'India, invito a tutti gli italiani in India ad abbandonare quel paese, ordine di espulsione per tutti i cittadini indiani residenti nel nostro Paese, blocco di tutte le imprese indiane presenti nel nostro territorio nazionale, blocco presso le nostre banche di tutti i depositi riconducibili ad aziende e cittadini indiani, congelamento di tutti i versamenti, effettuati a favore di opere caritatevoli che riguardino l'India». E meno male che gli isterici sarebbero i gay!

Lorenzovan parla di una «sindrome del Kapo» e sostiene che «appena emergono dal gruppone ed hanno privilegi eccoli subito a sputare sui propri simili. Che pietà che fa questa gente». Poi tornerà ancora a commentare accostando i gay al califfato. Un altro incalza «in appena settant'anni, siamo passati dal regime fascista al regime frocista».
Gianky53 preferisce puntare sul cieco pregiudizio: «I gay che vogliono avere o adottare anche bambini sono in malafede e fanno pensar male -dice- rischio pedofilia». Sulla stessa lunghezza d'onda è un altro utente che dice: «giù le mani dai bambini».
Loredana sostiene che un acquirente non possa decidere di non acquistare i propri capi da una persona che rappresenta posizioni diametralmente opposte alle proprie: «Sempre più evidente è la volontà di prevaricazione delle lobbies lgbt -scrive- o fai quello che vogliono o sei omofobo. A ogni manifestazione di pensiero diversa dalla loro, parte il boicottaggio, l'insulto, la violenta reazione di questi esseri "diversamente democratici"».
A chiudere gli interventi è Maricap che, in nome della sua libertà di parola, dice: «Cari Gay. Innegabile è che voi siete il sottoprodotto dell'umanità. Se la catena di montaggio che vi ha prodotti, non fosse stata quella umana, bensì quella industriale, sareste finiti tra i rifiuti. Ora, è vero che noi non siamo come quelli dell'Isis, che vi catapultano giù dai piani più alti dei palazzi con le mani legate e la benda sugli occhi, datevi però una regolatina, non ci costringete a prendervi a calci nel cu... Questo lo possiamo sempre fare, mica è peccato».

Inutile a dirsi, sostenere di voler picchiare i gay che non volessero spende i propri soldi in un determinato negozio è solo un peccato, ma è anche un reato.
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