Il parroco di Arosio a messa «L'ideologia gender è più pericolosa dell'Isis».


«L'ideologia gender è più pericolosa dell'Isis. La prima ci attacca dall'interno, la seconda dall'esterno». È questa la frase pronunciata dal pulpito durante la messa da don Angelo Perego, parroco di Arosio.
Forse la notizia sarebbe stata destinata a rimanere celata nell'omertà e nel disinteresse dei presenti se un fedele gay non si fosse sentito offeso e non avesse ritenuto di esporre le proprie riflessioni su Facebook. Quelle parole hanno dato il via ad un tam-tam che ha portato all'indignazione generale.
Ad aggravare la situazione è come quell'affermazione inaccettabile sia stata pronunciata al fine di un incontro sul tema delle identità che si terrò il prossimo 27 marzo in parrocchia: date le premesse non appare difficile temere che non sarà un confronto ma un comizio ideologico volto a creare disinformazione e inutili paure.
La Repubblica riporta anche come il parroco si sia difeso affermando: «Io non sono omofobo, per nulla. È una sciocchezza quella di cui mi chiedete conto, è una piccola cosa. Non sono contro l'omosessualità, ho parlato di ideologia gender e ho detto che è più pericolosa del terrorismo Isis o islamico».
Peccato che a domanda diretta il sacerdote non sappia spiegare che cosa sia quella fantomatica «ideologia gender» a cui si è riferito. E se può apparire comprensibile l'incapacità di dare spiegazioni di un qualcosa che non esiste, non va sottovalutato come il suo capo (l'arcivescovo di Milano, Angelo Scola) vi si appelli per chiedere che il bullismo omofobico non sia contrastato, che i crimini dettati dall'identità di genere non siano puniti e che i diritti gay gay non siano riconosciuti.
Non pago delle vergognose parole già pronunciate in chiesa, don Angelo Perego ha poi aggiunto: «Sia chiaro a tutti, io non voglio giudicare, il sacerdote ha il compito di spiegare la morale cristiana. Non si giudica l'uomo, ma il peccato». Non che gli si voglia insegnare il mestiere, ma il capo del suo capo non diceva forse che non bisogna giudicare e che è necessario guardare alla trave nel proprio occhio prima di puntare il dito verso pagliuzza nell'occhio dei fratelli?
In conclusione c'è anche un altro dettaglio che non passa inosservato. Se davvero i gay fossero più pericolosi dell'Isis, ora probabilmente lui sarebbe già stato decapitato o gettato da un palazzo. Ma dato che è ancora vivo e libero di poter pronunciare altri discorsi d'odio, allora sarebbe proprio il caso che inizia a rendersi conto che la sua affermazione si smentisce da sé.
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