Il Pd di Reggio Calabria istituzionalizza l'omofobia


Come già accaduto a Faenza, anche a Reggio Calabria è il Partito Democratico ad essere risultato determinante nell'istituzionalizzare il concetto che le famiglie omosessuali valgano meno di quelle eterosessuali. Nonostante occupi 23 posti su un totale di 32, ha contribuito all'approvazione di una mozione pronta a sostenere che alcuni cittadini valgano più di altri sulla base dell'orientamento con cui sono nati, sostenendo che sia necessario tutelare i privilegi di una maggioranza da una fastidiosa minoranza che chiede uguali diritti.
Con la sola astensione del presidente del consiglio, Demetrio Delfino, all'unanimità è stato deciso di approvare la solita mozione scritta dai Giuristi per la vita che introduce una "Festa della famiglia naturale fondata sull'unione tra un uomo e una donna".
Il consiglio comunale si è anche impegnato ad impedire che la lotta alla iscriminazione possa «comprimere i diritti dei genitori all'educazione dei propri figli» e ostenta la propria intenzione ad opporsi «qualunque tentativo di introdurre nell'ordinamento giuridico disposizioni normative tali da alterare la stessa struttura della famiglia» (ovviamente intesa come formata da un'unione tra due eterosessuali). A coordinare le iniziative intraprese dal comune ci penserà il Forum delle Associazioni Familiari che si preoccuperà di indicare le modalità per «portare a compimento le iniziative necessarie a promuovere la famiglia naturale».
La mozione è stata proposta dal consigliere Massimo Ripepi (Forza Italia), pronto a sostenere che «si vada diffondendo sempre più nel mondo occidentale la "teoria dei gender", un'idea che sostiene la non esistenza di una differenza biologica tra uomini e donne determinata da fattori fisici».
«Siamo alle solite posizioni illiberali e discriminatorie», ha commentato il deputato Alessandro Zan. «Si tratta di una triste mozione-fotocopia - aggiunge Zan - in pieno stile leghista come quelle recentemente approvate dai Consigli regionali di Lombardia e Veneto, dove si chiede di individuare una data per la celebrazione della "festa della famiglia naturale" e si pone l'accento sulla necessaria tutela della sola unione uomo-donna, condannando di fatto ogni apertura al riconoscimento delle unioni gay e ogni tentativo di educare i giovani nelle scuole alla non discriminazione [...] Un fatto grave che ancora una volta rafforza un'omofobia istituzionale tesa ad aumentare la diseguaglianza sociale tra cittadini e un odio viscerale contro le diversità».
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