L'Italia si è impegnata con le Nazioni Unite per l'introduzione del matrimonio egualitario


Il Consiglio dei diritti umani dell'Onu ha rivolto all'Italia ben 186 raccomandazioni, 176 delle quali sono state accettate nel documento che il Governo italiano presenterà nel corso della 28ma sessione del Consiglio dei Diritti Umani che terminerà il 27 marzo prossimo.
Tra quelle raccomandazioni figura anche la richiesta sollecitata dall'Olanda per «fare passi concreti per adottare la legislazione necessaria a dare seguito all'annuncio del premier Renzi di lavorare al riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso in Italia, come parte degli sforzi dell'Italia per ulteriormente rafforzare le misure per combattere la discriminazione e la violenza basate sull'orientamento sessuale e l'identità di genere». Il Regno Unito e Irlanda del Nord, invece, hanno chiesto di »assicurare eguali diritti alle persone lesbiche, omosessuali, bisessuali e transgender (lgbt) riconoscendo legalmente il matrimonio e la civil partnership tra persone dello stesso sesso». Entrambe sono state accettate.
Scetticismo è stato espresso dalle associazioni lgbt. «Se veramente il governo italiano ha detto sì all'Onu sul matrimonio ugualitario, allora lo annunci anche al Paese. Sono anni che aspettiamo una notizia di questo tipo. Se il Governo ha preso questo impegno, a livello internazionale, ora sia conseguente e porti una legge in Parlamento» dice Aurelio Mancuso di Equality Italia.
«Attendiamo la prova dei fatti» rincara Flavio Romani, presidente nazionale di Arcigay. «Gli impegni presi dall'Italia tracciano obiettivi per noi assolutamente condivisibili. L'auspicio è che questo sia davvero l'obiettivo e che, ad esempio, il principio di uguaglianza non lo si voglia ridimensionare a formule parziali e comunque discriminatorie, ma anzi rimanga il faro che guida questa discussione [...] E soprattutto attendiamo che, dopo anni di annunci infruttuosi, si possa dare per chiusa la fase delle parole per passare finalmente a quella dei fatti, perché il tempo, quando si parla di diritti fondamentali, non è una questione secondaria. Quindi il Governo si responsabilizzi non solo rispetto agli obiettivi ma anche rispetto all'urgenza con cui essi devono essere raggiunti».
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