L'Uccr sostiene che l'omofobia non esista e che non uccida


L'Unione Cristiani Cattolici Razionali non è solo uno fra i soggetti più omofobi del panorama italiano, ma è anche uno dei più attivi nell'auto-assolversi da ogni accusa. In più occasioni ha sostenuto che l'omofobia non esista ed ora si spinge sino a sostenere che non è vero che l'odio contro i gay possa causare depressioni o suicidi.
In un articolo intitolato «Omofollie: difendere il matrimonio tradizionale uccide i gay», il sito ultra-cattolico non si si è accontentato di ricorrere a termini tipici dei proclami di Forza Nuova, ma ha ribadito ancora una volta che -a loro dire- l'omofobia sia da ritenersi un «fenomeno ovviamente marginale, quasi inesistente, ma che viene usato per mettere a tacere chi la pensa diversamente».
L'aggancio per sputare veleno contro la comunità gay viene trovata nel raccontare come «n gruppo di pressione omosessuale di studenti universitari» avrebbe fatto ritirare 600 dollari stanziati per il finanziamento di una conferenza volta a «aiutare i giovani e gli studenti universitari a promuovere i valori del matrimonio e della famiglia». Si punta anche il dito contro Jeffrey Cohen, ritenuto colpevole di aver affermato che «il loro punto di vista uccide la gente. C'è un sacco di ricerche pubblicate sulle migliori riviste di psicologia che hanno esaminato gli ambienti universitari, dimostrando che un evento come questo sarebbe un evento negativo, e nelle università in cui sono presenti eventi negativi vi è un aumento statisticamente significativo di suicidi». Da qui nasce la sferzante ironia con l'Uccr deride il giovane sostenendo che sia andato in giro a sire che «il punto di vista di chi sostiene il matrimonio tradizionale uccide i gay».

Dai siti di informazione internazionale la notizia appare un po' diversa. Il gruppo omofobo ha effettivamente richiesto i 600 dollari di finanziamento, i gruppi gay hanno protestato, il direttivo ha deciso con 11 voti a 2 di non concedere il finanziamento e l'evento si è comunque svolto regolarmente dietro il finanziamento da parte di privati. Vien da sé che non ci siano state grandi opposizioni, se non quella di chiedere che il denaro pubblico venisse utilizzato per iniziative più importanti e meno discriminatorie.
L'Uccr sostiene anche che non si volesse permettere ai relatori di parlare della bellezza della famiglia naturale, eppure basta dare una scorta all'elenco dei partecipanti per osservare che nessuno di loro si è mai interessato alla famiglia in sé, ma tutti siano accomunati dalle loro crociate contro i gay. Il Dr. J. Budziszewski è un personaggio che sventola il suo titolo accademico nel sostenere tesi improponibili, come il fatto che «se Dio avesse voluto che la razza umana prevedesse sia matrimoni eterosessual che omosessuali, avrebbe progettato i nostri corpi per consentire la riproduzione in entrambi i casi». Ovviamente la scienza ci racconta che l'omosessualità sia una difesa naturale alla sovrappopolazione, ma evidentemente il professorone preferisce credere che l'unico obiettivo della vita sia quello di procreare un numero sufficiente di bambini da poter esaurire tutte le risorse naturali del pianeta.
Ryan T. Anderson, invece, è un forte sostenitore delle screditatissime "terapie di conversion" e sostiene che dovrebbero essere insegnate in tutte le scuole degli Stati Uniti. Sostiene che serie televisive come Glee «corrompano i giovani» e li inducano all'omosessualità, così come si dice certo che Dio garantirà la salvezza solo a chi prova attrazione per persone del sesso opposto. Il Dr. Robert Oscar Lopez, infine, si dice certo che «il movimento gay è una guerra internazionale al popolo nero» e che i figli delle famiglie omogenitoriali siano da equiparare ai superstiti della schiavitù. Ipotizza anche che «una grande percentuale di uomini gay hanno disturbo post traumatici cronici che ci si aspetterebbe nelle vittime di stupro».

Questo, dunque, sarebbero i personaggi che si sarebbero dovuti far parlare a spese dei contribuenti. Per di più non va sottovalutato come la scelta dell'Università di Stanford non appaia troppo casuale, quasi come se si vosse voluto portare il pregiudizio laddove il problema appariva risolto. In uno dei commenti che il sito ultra-cattolico ha evitato di riportare, un ragazzo spiega proprio questo aspetto: «Un sacco di studenti queer vengono a Stanford perché è uno dei luoghi più lgbt-friendly al mondo. Sono cresciuto in un territorio molto conservatore come lo Utah e molti di noi vengono da esperienze simili. Stanford dovrebbe rimanere uno spazio sicuro per noi», ha dichiarato.
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