Per la Manif Pour Tous è inaccettabile dire ad una bambina che può guidare un camion, quello è un lavoro da uomini


Dopo lo spot omofobo realizzato dall'associazione ProVita, anche La Manif Pour Tous Italia non ci ha risparmiato dalla realizzazione di un video propagandistico contro quella che definiscono «ideologia gender nelle scuole». Un termine che non esiste, ma che viene utilizzato al solo fine di creare una paura infondata che legittime le loro campagne contro gay e femministe.

Il video parte premettendo che maschi e femmine sono diversi ed il mondo dev'essere visto in maniera binaria: o si rientra in un gruppo o si rientra nell'altro. Genere ed orientamento sessuale, così come le aspirazioni personali dei ragazzi, non devono neppure lontanamente essere presi in considerazione dato che a definire l'individuo dev'essere l'aspetto fisico, non la propria natura. Ogni differenza fra le persone dev'essere annullata, tutti sono identici e suddivisi in due gruppi che devono essere tenuti a debita distanza.
Quasi a voler rafforzare quella posizione, il video sostiene che che l'intero mondo civile non capisca perché un potere oscuro (si parla di un generico «loro») voglia impedirgli di «obbligare» i ragazzi «ad essere ragazzi» e le ragazze «ad essere ragazze». Cosa si intenda con quelle espressioni viene mostrato dalla grafica, dove le ragazze vengono accomunate ai profumi e i ragazzi all'ingegneria. In una parola, gli stereotipi di genere.

Non pago di aver sostenuto la necessità di uniformare tutte le donne e tutti gli uomini a quegli stereotipi, il video si lancia nell'addossare alle solite forze oscure la responsabilità di voler rendere ragazza e ragazzo totalmente indifferenziati e dunque simili». Dicono anche che «i genitori, la famiglia e la società» non lo vorrebbero. motivo per cui «qualcuno ha detto che la scuola sarebbe stato il miglior mezzo perché, lontano dalla famiglia, si potrà insegnare a mischiare tutto ciò che può essere tipico di un ragazzo o di una ragazza. Un papà potrà mettersi un vestito e il rossetto, le ragazze possono guidare un camion, un neonato può avere due mamme».
Gli esempi paiono messi lì per colpire i loro nemici di sempre: omosessualità, emancipazione femminile ed omogenitorialità. Di certo non è facile capire perché mai le tante donne (anche eterosessuali) che guidano un camion non lo dovrebbero poter fare, ma evidentemente il gruppo cattolico ritiene essenziale che si mettano da parte le scelte personali per imporre uno stereotipo. In fondo una donna può già ambire ad « ssere sottomessa al marito», perché mai dovrebbe poter avere aspirazioni diverse?
In conclusione non manca il solito slogan volto a spaventare quei genitori così bigotti da credere che l'orientamento sessuale o l'identità di genere possano variare se ai propri ragazzi verrà insegnato il rispetto delle diversità: «A forza di fare in modo che tutti siano uguali -dicono- un ragazzo non sa più se è veramente ragazzo e una ragazza non sa più se una ragazza. Non abbiamo risolto il problema dell'uguaglianza, abbiamo solo creato un altro problema: quello che dell'identità. Non vogliamo una scuola che confonde i bambini».

Se è curioso come si possa sostenere che i progetti volti ad insegnare il rispetto delle diversità dovrebbero esser visti come finalizzati ad annullare le differenze (quando in realtà le sottolineano anche se non in una maniera così ideologica come loro vorrebbero), molto interessante è come nell'intero video non si prenda mai in considerazione il bambino. L'intero discorso è volto a spiegare cosa i genitori vogliano per lui, ma non interessa cosa il bambino voglia per sé.
Il ragazzo ha delle aspirazioni? Ha dei gusti? Ha dei sogni? Non importa! L'importante è che diventi come la sua famiglia vuole che sia, anche a costo di obbligarlo a seguire tutti quegli stereotipi che possano impedire la sua piena realizzazione.

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