Secondo ProVita, la pace e i diritti umani sono un male da combattere


L'associazione ProVita prosegue incessantemente la sua azione propagandistica in favore della Russia di Putin (con la quale collabora per promuovere l'anti-europeismo e la diffusione del nazionalismo di estrema destra) e contro i diritti dell'uomo che l'Europa continua a promuovere contro il volere di chi vorrebbe un mondo basato sulla discriminazione.
La modalità comunicativa è basata di asserzioni che ci basano su assunti finti, volti a poter portare alle tesi più assurde. Nel caso della lotta ai diritti gay, si sostiene come promessa che la rivendicazione sia di «di poter scegliere liberamente» il proprio sesso (anche se in realtà si chiede un riconoscimento giuridico per ciò che la scienza riconosce da decenni).

Eppure l'associazione non ha dubbi nel sostenere che «gli ideologi del gender vorrebbero tra i diritti dell'uomo il diritto di scegliere il proprio genere, lamentando come il Consiglio d'Europa ne parlerà il prossimo 22 aprile attraverso una bozza di risoluzione sulla "Discriminazione contro i transgender in Europa".

Ed è così che ProVita si lancia immediatamente nel denigrare gli organi istituzionali europei, scrivendo che:

Sarà bene ricordare che il Consiglio d'Europa non ha nulla a che fare con l'Unione Europea. È una sorta di "piccola ONU" su scala europea, che ha come scopo mantenere la pace e la tutela dei diritti umani, a cui aderiscono 47 Paesi e a cui fa capo anche la famosa CEDU (Corte Europea dei Diritti dell'Uomo): quella che ogni tanto condanna gli Stati perché non ammettono l'utero in affitto, perché tengono i crocifissi nei luoghi pubblici, ecc.). E al Consiglio d'Europa, evidentemente, gli ideologi del gender sono molto ben rappresentati.

Insomma, si sostiene che i diritti dell'uomo siano un qualcosa da combattere. Si parla di utero in affitto giusto per ricordare i tormentoni di Adinolfi (anche se in realtà il riferimento parrebbe volto a citare la vicenda della copia eterosessuale a cui l'Italia aveva tolto il figlio nato da una madre surrogata nella Russia di Putin) o la solita rivendicazione affinché i crocefissi siano imposti per legge in luoghi laici a cui bisognerebbe riconoscere rispetto anche verso chi non è cristiano.

La pietra dello scandalo è una norma che «invita gli Stati a sviluppare procedure veloci, trasparenti ed accessibili, basate sull'autodeterminazione, per cambiare nome e sesso su certificati di nascita e tutti i documenti. Tali procedure devono essere accessibili per tutti, senza riguardo all'età, alle condizioni fisiche e mediche, alle condizioni economiche e alla fedina penale (anche i detenuti devono poterlo fare)».
Premesso dunque che i detenuti devono essere privati dei loro diritti umani e deciso che l'autodeterminazione è un male dato che dev'essere la Chiesa Cattolica a decidere per tutti, si sostiene poi che «il transessualismo non sarà più una questione medica e chirurgica, ma una semplice manifestazione di volontà».
La rivendicazione è presumibilmente rivolto alla barbara legge italiana che impone la castrazione alle persone che decidono di cambiare sesso (una norma contestata a livello europeo dato che è una vera e propria violenza fisica nei confronti dei transessuali).

Si finisce poi a lamentarsi di come l'Europa chieda di non imporre divorzi forzati alle coppie spostate, sostenendo che «gli Stati così riconosceranno automaticamente quello che in apparenza è un “matrimonio” omosessuale» (ovviamente scritto fra virgolette in segno di disprezzo).
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