Il professore di religione gay che si sente «un eroe» per il suo appoggio all'omofobia


Giorgio Ponte è un professore di religione che ha avuto qualche minuto di celebrità grazie ad una lettera pubblicata dal settimanale Tempi. L'uomo si era definito omosessuale e felice di non avere gli stessi diritti di tutti gli altri, affermando che la sua «condizione» avesse «cause psicologiche» e che necessariamente dovesse essere modificata o ignorata attraversare la totale astinenza. Ma quella che poteva essere un'opinione poco condivisibile si è tramutata in pura violenza nel momento in cui Ponte si è posto come verità assoluta, chiedendo che le leggi dello Stato reprimano quanti vivono serenamente il proprio orientamento sessuale.
Ovviamente ciò l'ha portato a ricevere il plauso di tutti i vari gruppi omofobi, da tempo bramosi di poter usare l'immagine di un gay che odia sé spesso per legittimare il loro odio nei confronti degli altri gay.

Ed è così che Giorgio Ponte ha ottenuto immediata visibilità da parte dei gruppi più omofobi grazie al suo sostenere che i gay siano dei malati mentali. Dalle pagine di Libero racconta scenari che paiono tratti da un trattato anti-gay più che da una vita reale: dice che sulle chat gay incontrava «uomini di solito molto più grandi che cercavano sesso» (quasi a voler sostenere che si sia dinnanzi a pedofili che pensano solo al sesso) e di aver scoperto la verità assoluta nei trattati di Joseph Nicolosi, il fondatore delle screditatissime "terapia riparative". Tali pratiche sono vietate in numerosi stati data la loro pericolosità a fonte di risultati nulli, eppure lui ne era così entusiasta da sostenere di aver esclamato: «Cavolo, finalmente qualcuno che dice le cose che ho sempre pensato». Dice anche che «il 30 per cento di chi fa la sua terapia acquisisce un altro orientamento sessuale, un altro 30 mantiene entrambi gli orientamenti, per il restante 30 le pulsioni restano per sempre». Peccato che tali cifre siano state smentite da tutti gli organi scientifici e persino da chi praticava quelle fantomatiche "tearapie". Ma il punto è un altro: il voler credere a quelle favole ci mostrano un uomo disposto a tutto pur di non accettarsi per ciò che è, al punto da credere al primo ciarlatano che si dica disponibile a dar la colpa alla società o ai propri genitori.
Continuando a ripetere che lui è gay e quindi sa come sono i gay, sostiene di essere contrario ai matrimoni gay perché «Non credo molto nella stabilità di una coppia omosessuale». In altre parole, dato che lui tradirebbe il suo compagno, allora tutti i gay sono dei traditori. Poi ha proseguito imperterrito nell'affermare: «Il meglio che ho visto sono state coppie gay in relazioni lunghe, ma infedeli. Sappiamo chi manovra e guida e spinge. Il matrimonio gay sarebbe soltanto una prima fase intermedia verso l'adozione e poi la produzione del bambino all'interno della coppia omogenitoriale. I movimenti LGBT hanno potere economico e mediatico più forte rispetto alle persone come me che hanno idee come le mie. Gridano più forte perché hanno i mezzi per farlo. L'immagine che viene data oggi dei gay è tutta edulcorata, sono tutti buoni, sensibili, angelicati. Io direi alle persone di andare una volta nelle saune gay, che sono questi posti dove si va per fare sesso tutti insieme. Come le crociere per omosessuali. Ma se contesti questi aspetti, la teoria, imposta politicamente dai Settanta in poi, è che contestare sarebbe omofobia interiorizzata. Questo blocca ogni dialogo».
Naturalmente si potrebbe anche solo andare nelle ville di alcuni politici o in un qualsiasi nightclub per vedere le stese scene in chiave eterosessuale, ma evidente è come Ponte voglia ch ei lettori percepiscano l'omosessualità come un qualcosa che renda automaticamente persone infedeli ed ossessionate dal sesso. Il tutto, ovviamente, sopo essersi tolto dalla categoria pur di poter dire che «gli altri» sbagliano.
A quel punto la domanda posta dalla giornalista (Gemma Gaetani) appare particolarmente idologica: «Sembra si sia affermato una sorta di "omosessualismo". Un movimento che come il femminismo nacque per combattere, giustamente, una discriminazione. Ma che col tempo è divenuto estremamente aggressivo. E se lo contesti, sei un sessista», afferma. Deliziato da una domanda così omofoba, Ponte non ha mancato di rispondere: «Sì. Anche il concetto di gay pride è assurdo. Che senso ha dire sono orgoglioso di essere gay? O eterosessuale? È un merito? Vai a vedere anche le dark room gay, le coppie gay aperte, i social per incontri. C'è davvero da esserne orgogliosi? Non giudico, ma è devastante. Io ho avuto incontri occasionali, fatto sesso a tre, per me sono stati tracolli». Il discorso è poi precipitato nel sostenere che i gay sono delle persone violente perché «Se io invece voglio cambiare il mio orientamento omosessuale perché non mi sento a mio agio, secondo loro non posso farlo». Bhe, non sono "loro" a dirlo, è la natura...

Dopo aver propagandato discriminazione dalle pagine di Libero, il professore di religione è accorso da Adinolfi per scivere un lungo articolo dedicato ai lettori de La Croce. In quella sede ha sostenuto di essere espressione della maggioranza, lanciandosi nell'affermare che «molti ragazzi e ragazze che hanno vissuto o stanno vivendo come me si sono fatti sentire, felici di sapere che non erano soli». Ma non solo. A fronte di motivazioni labili e totalmente ispirate al più bieco bigottismo religioso, Ponte sostiene che «chi si è riconosciuto nelle mie parole non appartiene per forza né alla mia fede né a un dato partito politico. Ora so una volta di più di avere al mio fianco amici atei o di altre confessioni religiose, di destra e di sinistra». Curiosamente, però, poche righe dopo quegli «atei» diventano «fratelli che vivono in parrocchie e comunità religiose e che in questi giorni mi hanno accolto con molto entusiasmo». Allo stesso modo la concezione che Ponte ha di sé viene attribuito a ciò che gli è stato detto dal suo padre spirituale e da varie persone che ruotano attorno alla Chiesa.
Non a caso l'uomo sostiene che la cosa più importante è che un gay si rivolga ad un prete e non a persone che vivono con accettazione il proprio orientamento sessuale: «non si può negare che il silenzio prolungato e diffuso anche di un certo mondo cattolico, quando non il disinteresse alla questione, abbia contribuito al fatto che migliaia di fratelli, privi di risposte sulla loro vita, siano andati a cercare tali risposte nel mondo gay».
Immancabile è stato anche il riferimento alle fantomatiche "terapie riparative" dell'omosessualità, citate nel momento in cui l'insegnante ha ringraziato Dio per per l'azione svolta di Luca Di Tolve (noto esclusivamente per la sua promozione di fantomatiche ed inesistenti terapie religione di "conversione" dell'omosessualità). Ma la cosa forse più imbarazzante è come l'uomo si sia spinto a chieder di non voler essere considerato «una specie di eroe irraggiungibile», immancabilmente lasciando intendere che sia così che si senta dopo essersi offerto come arma dei suoi aguzzini. Ma su quest'ultimo punto ci sentiamo di tranquillizzare Ponte: l'eroe non è certo si piega al volere delle lobby clericali al punto da essere disposto ad annullare sé stesso e i propri fratelli pur di accontentare un qualche prete, l'eroe è colui che rende il mondo un posto più giusto per tutti.
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