Mika: «Non si è lottato per la normalità, ma per gli stessi diritti»


«Qualche tempo fa, ho sentito un tizio che diceva: "Ormai solo i gay vogliono sposarsi". Forse voleva fare lo spiritoso ma può essere molto pericoloso denigrare la normalità. Non stiamo parlando di diventare tutti uguali, stiamo parlando di garantire la libertà di scelta, di proteggere le persone dalle discriminazioni, di dare a tutti gli stessi strumenti per poter riuscire nella vita. Una volta la comunità gay era più creativa perché emarginata? Ricordiamoci che l'obiettivo di tutte quelle espressioni artistiche, musicali, letterarie era arrivare all'uguaglianza. Non si è lottato per la normalità, ma per gli stessi diritti. Ci sono posti nel mondo dove uomini e donne vengono linciati, persino uccisi, perché omosessuali. Dire che la normalizzazione dell'omosessualità ha reso i gay meno creativi sarebbe come dire che la lotta per l'eguaglianza fra i sessi ha reso le donne meno interessanti». È quanto affermato da Mika sulle pagine di Vanity Fairin merito a chi accusa i gay di essersi imborghesiti.

Il musicista si è soffermato anche sui suoi ricordi d'infanzia, raccontando come sia nato a Beirut ma sia stato evacuato da piccolissimo per sfuggire alla guerra civile. Mika si è così trovato a vivere in Francia e poi in Inghilterra. Di quei tempi ricorda le difficoltà riscontrate a scuola: «Da bambino la odiavo, perché non riuscivo a leggere e a scrivere e il sistema scolastico francese era piuttosto crudele. Quando siamo andati a vivere in Inghilterra e ho iniziato a frequentare una scuola a Londra, mi sono sentito dire: "Non sei stupido, sei dislessico". Era la prima volta. Nel giro di poco passai dall'insufficienza al massimo dei voti. Però, cominciarono a considerarmi diverso per altri motivi. Nell'istituto francese che frequentavo, tutti indossavano l'uniforme, mentre in quello inglese non era richiesta. Iniziai a indossare i miei vestiti e lì arrivarono i problemi. Mi presentavo con il papillon e le camice a pois. Oggi vesto in maniera piuttosto normale e a volte mi domando se, alla fine, abbiano vinto loro, mi dico: "Forse sono davvero riusciti a cambiarmi"».
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