Bagarre durante il comizio di Gianfranco Amato a Civitanova Marche


Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la vita, si è recato a Civitanova Marche per condurre uno dei suoi soliti comizi per sostenere l'esistenza di un complotto ordito da una fantomatica lobby gay a cui è necessario dare battaglia. La cosa grave è come l'incontro avesse ottenuto il patrocinio del comune.

Secondo il racconto di Cronache Maceratesi, l'avvocato si era lanciato in uno dei suoi cavalli di battaglia nel sostenere fiero che: «se essere omofobo significa dire che l'omosessualità è peccato allora sono orgogliosamente omofobo». A quel punto dal pubblico c'è chi ha gridato: «Buffone!». Tanto è bastato a far scoppiare una bagarre in sala: alcuni dei presenti si sono scagliati contro chi aveva osato protestare e per sedare i disordini è stato necessario l'intervento della polizia.

Amato ha poi cercato di non-spiegare cosa sia il gender: «Del gender non sa nulla nessuno -ha affermato- chi lo confonde con l'identità sessuale, chi con la struttura fisica, chi ancora con l’omosessualità, ma sta dilagando a livello giuridico e dei mass media. La teoria gender è una teoria per cui un uomo o una donna decide di essere maschio o femmina, non per la struttura fisica che gli appartiene, ma per ciò che decide di essere».
Sostenuta un'assurdità priva di fondamento e dopo aver sostenuto che none sistano definizioni a ciò che è perfettamente definibile, non è poi mancato un invito «alla battaglia» e la richiesta di esercitare pressioni sulle scuole.

«Avevano ragione i comitati Agedo e Arcigay Agorà di Pesaro -ha commentato il consigliere comunale Pier Paolo Rossi- il patrocinio del Comune per il dibattito “Diritto all’identità. Teoria del gender e libertà di educare” andava ritirato. Purtroppo non è una questione di libertà di opinione, certe iniziative travalicano la libertà di espressione e non fanno altro che alimentare terrore, paura e scontri sociali nella insensata difesa di idee anacronistiche quanto mai distanti dal rispetto della persona. Sentire un eccellente affabulatore, una sorta di concentrato di Ron Hubbard, Giorgio Mastrota e Beppe Grillo demonizzare l’omosessualità, evidenziare che l’omofobia non è condannabile, teorizzare l’esistenza di un progetto teso ad inculcare nelle menti umane, attraverso la politica, la magistratura, la cultura, l’istruzione e i media, il concetto di “normalità dell’omosessualità” e che tutto questo è tipico dei regimi totalitari, purtroppo ancora mi turba. Ribadisco la mia distanza dal patrocinio».
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